domenica 22 settembre 2013

Il Vangelo è annunciato ai poveri : con Francesco nelle periferie dell'esistenza



“Il Vangelo è annunciato ai poveri”

Parte un nuovo itinerario sinodale proposto da “Il Vangelo che abbiamo ricevuto : Uno spazio libero di comunione, confronto e ricerca sinodale".



In questi giorni è stata pubblicata la “Lettera di annuncio” del 6° incontro nazionale il cui tema sarà:

“Il Vangelo è annunciato ai poveri : con Francesco nelle periferie dell'esistenza”

Napoli, 1-2 marzo 2014 

Casa "S. Ignazio" - Villa Cangiani

(Viale S. Ignazio di Loyola, 51) 


“Il Vangelo che abbiamo ricevuto : Uno spazio libero di comunione, confronto e ricerca sinodale” trova le sue origini nell’eco suscitata dalla supplica rivolta ai vescovi italiani il 13 febbraio 2007, per iniziativa del prof. Giuseppe Alberigo e sottoscritta da numerose figure del cattolicesimo conciliare affinché nel vivace dibattito allora in corso nel Paese, venisse evitato, in un annunciato intervento della Presidenza della Conferenza episcopale, che fosse imposto ai parlamentari cattolici di rifiutare, come atto dovuto di disciplina ecclesiale, il progetto di legge (allora in discussione) sui "diritti delle convivenze".
Nella supplica promossa da Alberigo, si evidenziava come con un atto di tale natura l'Italia sarebbe ricaduta nella deprecata condizione di conflitto tra lo status di credente e quello di cittadino, già registrata dopo l'unificazione del paese con il "non expedit" formulato della Santa Sede e superata definitivamente solo varî decennî più tardi con gli accordi concordatarî. In particolare si supplicavano i Pastori di evitare una tale sciagura, che  avrebbe portato la Chiesa e il Paese fuori dalla storia.
Si evidenziava altresì che si poteva legittimamente ritenere che il progetto di legge allora in discussione non fosse ottimale, ma si teneva a sottolineare come fosse indispensabile anche distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini.
Si concludeva con un invito alla Conferenza episcopale a contraddistinguere con un equilibrio le proprie prese di posizione e ai parlamentari cattolici a restare fedeli al loro obbligo costituzionale di legislatori per tutti.
Il gruppo dei firmatarî della supplica, in quell’occasione, tenne molto ad auspicare che venisse rotto un clima di silenzio, di passività, talora di paura che aveva segnato una lunga fase della storia della chiesa italiana e si potesse così riaprire una concreta esperienza di dialogo tra gli ambienti del laicato conciliare e la Conferenza episcopale.
È nel clima descritto, che prendeva le mosse l’esperienza de “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, partendo da alcune convinzioni comuni e da alcune proposte che negli anni successivi si è cercato di far circolare confrontandosi liberamente con idee, suggestioni e analisi liberamente proposte da quanti, gruppi e singoli, hanno ritenuto, in questi anni, di condividere questo cammino.
Fra le convinzioni condivise c’era quella che la chiesa in Italia stesse correndo il rischio di veder ridotto il suo ministero di servizio del Vangelo a un "cattolicismo" ideologico, povero sia sul piano culturale che spirituale, talmente attaccato a un’idea dei "valori" ricavati dalla morale razionale e dal diritto naturale, da rendere superflua o secondaria la fede e ciò che l’alimenta. Comune era anche la convinzione che l’insistenza per rivendicare alla Chiesa una forza politica e ideologica e operare per costruire concretamente tale forza incontrasse consenso fra molti cattolici, persuasi che ciò fosse necessario o inevitabile o parte dell’obbedienza. Al tempo stesso molti leggevano i segnali di una sofferenza per questo stato di cose sia nel clero che nel resto del popolo di Dio – sofferenza che talora arrivava all’amarezza, al disgusto, all’imbarazzo per la subalternità della vita cristiana alla deriva culturale del paese e la percezione di una rottamazione dello stesso Concilio Vaticano 2°: ed era da tutti condivisa la volontà di reagire a questo stato di cose non omologandosi alla logica della polemica politica, del discredito arrogante, della passività, ma con uno stile sobrio, evangelico, costruttivo.
Fra le proposte emerse quella di incoraggiare e favorire la nascita e il coordinamento di gruppi di studio che, a partire da precisi luoghi di studio, affrontassero con rigore teologico e storico i grandi nodi che venivano in discussione e soggiacenti a polemiche spesso talmente infuocate da rendere invisibili i terreni su cui esse divampano: il rapporto fra morale e leggi; la questione di democrazia insita nella discussione sulla laicità; i fondamenti teologici della libertà della coscienza; le dimensioni del diritto naturale e la sua funzione dal medioevo in qua; l’orizzonte di cattolicità in cui si collocano le vicende italiane. Proprio per rilegittimare il dialogo e anche la divergenza fra le componenti ecclesiali, per sperimentare terreni che legittimino l’espressione di una opinione pubblica nella chiesa nel senso più tradizionale del termine, si ritenne dar vita a luoghi, spazî e iniziative in grado di offrire riflessioni non estemporanee o sentimentali o polemiche, ma capaci di indicare i nodi di una partecipazione delle fedeli e dei fedeli alla vita della chiesa, mettendo in comune, a partire dalle chiese locali, con gli altri e con i pastori le istanze d’una vita cristiana sempre più autentica, più nutrita, più salda nella fede (Cf. Alberto Melloni, Appunti di lavoro sulla vita della chiesa cattolica in Italia, in http://statusecclesiae.net/it/chi-siamo/ , [ultimo accesso : 21 settembre 2013].

Nel corso degli anni è stata realizzata una serie di incontri nazionali in cui è stato sperimento uno stile di lavoro di carattere sinodale ed è stata realizzata un’esperienza comune di profondo amore per la Chiesa.


1. “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”.

Il 1° incontro fu realizzato a Firenze il 16 maggio 2009 (Auditorium del Convento di Santa Maria Novella) con il titolo “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, nella Lettera d’invito si leggeva: «Il motivo ultimo che ci spinge a questo invito è la convinzione che il Concilio Vaticano 2° sia stato e sia ancora una grande grazia, la grazia maggiore donata alla chiesa del nostro tempo, perché essa riscopra la forza del Vangelo nel tempo. Ma con molti, che nella Chiesa oggi stentano ad avere voce, avvertiamo la sofferenza di non vedere al centro della comune attenzione proprio il Vangelo del Regno annunciato da Gesù ai poveri, ai peccatori, a quanti giacciono sotto il dominio del male, mentre cresce a dismisura la predicazione della Legge. E invece noi vogliamo non una Chiesa della condanna, ma una Chiesa che manifesta la misericordia del Padre, che vive nella libertà dello Spirito, che sa soffrire e gioire con ogni donna e con ogni uomo che le è dato di incontrare. Il nostro non è pertanto un invito alla creazione di un movimento o alla contestazione o chissà a che altro, come una chiesa alternativa, ma la volontà che la libertà dei figli di Dio, il confronto “sine ira”, la comunione e lo scambio non si spengano. Per questo invitiamo quanti condividono questa sofferenza, ma al tempo stesso la speranza del Regno e la volontà di una chiesa umile e vicina agli uomini, ad un incontro, per confermarci a vicenda nella fede».


2. “Il Vangelo ci libera, e non la Legge”.

Il 2° incontro ebbe luogo sempre a Firenze il 6 febbraio 2010 (Parrocchia di Santo Stefano in Pane) con il titolo “Il Vangelo ci libera, e non la Legge”. Questo secondo incontro nacque dalla consapevolezza di come, nella mentalità prevalente, il Vangelo rischiasse di essere ridotto a codice di comportamento morale, mentre esso è soprattutto l’annuncio dell’amore del Padre, quale si è manifestato e reso disponibile a tutti nella persona di Gesù morto e risorto. Nella Lettera d’invito si teneva a porre in evidenza come «a chi accoglie nella fede questo Vangelo è stato comunicato il dono dello Spirito e della vita riconciliata. La voce di Paolo (Rm. 11,32) ci ha annunziato che Dio ha rinchiuso tutti nel peccato (e pertanto ci riconosciamo come comunità di peccatori) ma a tutti ha usato misericordia (e pertanto sappiamo di essere comunità di riconciliati). La stessa voce ci dice che chi si affidasse alle strade della Legge resterebbe nell’impotenza della carne (Rm. 8,1-8). D’altra parte il vangelo del Regno predicato da Gesù ci fa chiedere di essere liberati dal male e dunque ci rende attenti a quest’ombra di morte che ci sovrasta. La riduzione del Vangelo a codice di etica porta a svilire e coprire questa verità paradossale della condizione dei credenti. Invece, solo restando dentro tutta l’ampiezza e la profondità del vangelo, è possibile parlare a noi stessi, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dentro e fuori della chiesa visibile, per sperimentare assieme a tutti la potenza liberante del Vangelo» (Cf. Lettera d’invito).


3. “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini”.

Il 3° incontro, il primo al quale ho partecipato personalmente, si svolse a Napoli il 17-19 settembre 2010 (Centro di Spiritualità Sant’Ignazio del Padri Gesuiti - Villa Cangiani) per riflettere assieme sulle parole di Dietrich Bonhoeffer: “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini”. Lo scopo di questo terzo appuntamento fu quello di condividere la sofferenza, ma al tempo stesso anche la speranza del Regno e la volontà di una Chiesa umile e vicina agli uomini, per confermarci a vicenda nella fede e condividere un’esperienza di  libertà da figlî di Dio, costruendo le condizioni per un confronto sine ira, affinché la comunione e lo scambio non abbiano a spegnersi.
Due erano allora gli elementi considerati come prioritarî in quel momento della vita della Chiesa in Italia.
Il primo era la doverosa costatazione che la Chiesa che vuole vivere del primato del Vangelo, fedele al Concilio, esiste e si esprime in forme innumerevoli: in tanti gruppi, in tante parrocchie, spesso anche se non sempre attorno a un prete che assolve al suo compito primario che è quello di riconoscere i carismi dello Spirito per farli vivere nella comunione del corpo di Cristo, secondo lo statuto del popolo di Dio pellegrinante nella storia. Lo spirito vitale di questa Chiesa non si lascia spegnere. Non è una Chiesa di “puri”, senza peccato. Non è una Chiesa a parte dalla grande Chiesa “una sancta catholica”, ma dentro di essa, grata a essa come alla propria madre, sofferente per essa e assieme a essa, partecipe della sua santità e del suo peccato. Di questo si esprimeva la consapevolezza d dover essere grati ogni giorno al Signore.
Il secondo elemento era rappresentato dalla constatazione di come questa Chiesa non avesse in realtà voce. E come ciò si esprimesse in un disagio sensibile, per quanto coperto dal silenzio o sommerso dalle voci dominanti, che presentava una sua ragione di fondo: il regime di separatezza vigente nella Chiesa, che determina di fatto una sua separazione dal mondo, a cui pure è inviata, e la divide al suo interno tra chierici e laici, che pure sono accomunati da una medesima vocazione battesimale.
In questa situazione la proposta formulata a Napoli fu qualcosa di molto umile e forte al tempo stesso: la creazione di uno spazio di comunione dove nessuno fosse escluso, dove non ci fossero censure, e dove ognuno potesse alimentare la propria speranza ed essere sostenuto nella fede, e dove i conflitti non venissero messi a tacere ma vissuti con la magnanimità di coloro che sanno che l’amore del Padre abbraccia e “sostiene” tutti, perché Egli sia adorato nei loro cuori.
Fu inoltre affermato con forza che l’universalità del messaggio cristiano originariamente non si pone come l’universalità di una dottrina, ma di un evento. I cristiani credono che la morte e la resurrezione, costituiscano Gesù Cristo come la pietra angolare della storia umana, il giudice dei vivi e dei morti. La predicazione primitiva esprime questa pretesa universale nella forma della narrazione: “Voi sapete quello che è avvenuto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; vale a dire, la storia di Gesù di Nàzareth; come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com'egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; essi lo uccisero, appendendolo a un legno. Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che egli si manifestasse non a tutto il popolo, ma ai testimoni prescelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha comandato di annunziare al popolo e di testimoniare che egli è colui che è stato da Dio costituito giudice dei vivi e dei morti. Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome» (At, 10,37-43). (Cf. Lettera d’invito “Verso Napoli”).


4. “«Ma voi non così» (Luca 22,25)”.

Il 4° incontro è stato realizzato a Roma il 17-18 settembre 2011 (Domus Pacis) sul tema: «Ma voi non così» (Luca 22,25).
Questo incontro, segnando un’evoluzione nel metodo di approfondimento prescelto, fu dedicato a una riflessione comunitaria sull’eucaristia. Questa scelta a prima vista sembrare una sorta di ripiegamento sulla propria esperienza. Poteva in effetti sembrare “stravagante”, che dei credenti, pur sentendosi inestricabilmente compagni di viaggio delle donne e degli uomini del nostro tempo, pur avendo amici tra non credenti o diversamente credenti - e dunque partecipi con loro delle fatiche e delle gioie, dei drammi e delle attese che segnano questa nostra stagione - assumessero come tema del loro convenire quello dell’eucaristia.
Qualcuno dall’esterno avrebbe di certo potuto giudicarlo un tema privato, che soffre una sorta di soffocamento nei confini della chiesa, un restringersi dentro celebrazioni di una liturgia che vede oggi un convenire di pochi. Non c’è altro, altro di più urgente, all’interno della chiesa e della società, su cui confrontarci? Non sono altri i nodi da esplorare, civili, politici, ecclesiali? Non corriamo forse il pericolo di essere fuori dalla storia?
La domanda era senz’altro inquietante. Se non altro perché svelava drammaticamente, impietosamente, quale immagine di rito, al pronunciarsi della parola “eucaristia”, allora e purtroppo ancora oggi, si accenda in non poche donne e uomini del nostro tempo. Ci si chiedeva che cosa avesse portato a questa deriva che sembrava suggerire l’immagine della privatezza, dell’esclusività, della non contiguità, della ininfluenza del rito sulla vita.
La Cena del Signore: un’immagine tradita?  Chi varca – ci chiedevamo - la porta di una delle nostre tante chiese intravede con sorpresa in quella celebrazione un Vangelo, una buona notizia? Un evento che fa sperare? Per il tempo dentro le chiese e per il tempo fuori le chiese? Intravede, come da una piccola fessura, un umile anticipo del convenire universale, cui diamo il nome di “Regno di Dio”, nel quale siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe, donne e uomini venuti dall’Oriente e dall’Occidente? O intravede un pallido convenire che non esce dalla consueta “normalità” di ogni rito?
Nei giorni del nostro convenire a Roma ci siamo chiesti se la Cena del Signore segna ancora una differenza, quella che le aveva impressa il Signore, quella che si affaccia dal titolo del nostro convenire: “Ma voi non così”. Quasi un dirottamento di modi di pensare, di modi di vedere, di modi di agire, di modi di stare al mondo.
Ci chiedevamo ancora se nelle celebrazioni fosse percepito il dirottamento? Non fa parte l’eucaristia del “Vangelo che abbiamo ricevuto”? Il Vangelo, quello che accende e riscalda i cuori  non è solo parola. Gesù ci ha lasciato come vangelo, notizia buona, anche i suoi gesti. Anzi i gesti, forse ancor prima delle parole, raccontavano che il regno di Dio era accaduto, che era già in mezzo a noi. I suoi banchetti erano vangelo. In modo specialissimo vangelo fu la sua ultima cena. Quella notte nella sala al piano superiore sembrò deporre in quel pane che spezzava e in quel calice del vino che faceva passare tra i discepoli tutto quello che lui era, tutto quello che aveva sognato, tutto quello che aveva insegnato: ultimo gesto, riassunto di tutta una vita, testamento per i nostri giorni, per tutti i giorni.
Riconoscere il segno. Si trattava dunque di acconsentire al segno che arde come brace nel desiderio di Gesù di volerci a cena, di darci il suo pane e il calice del vino. Ebbene non finisce di sorprenderci il fatto che già quella cena, al piano superiore, nella sala addobbata, l’ultima cena di Gesù, abbia vissuto una sconsacrazione. Cena sconsacrata dai pensieri e dai discorsi dei discepoli. Pensieri e discorsi in controtendenza spudorata e sconcertante al gesto che alludeva al pane, l’umile pane delle nostre case, un pane che non accetta esposizioni in vetrina: la sua esposizione, quella vera è sulla tavola. Per tutti. L’unica esposizione che sopporta il pane. L’unica che ha sopportato Gesù. Qualcuno voleva dargliene un’altra, ma allora lui si eclissava. Lui è altro. E ci chiede di essere altro: “Ma voi non così”. 
La regola del pane. Ai discepoli quella sera ricordò la regola del pane, che è alternativa radicale ai criteri mondani. Se il rito non racconta più il segno, se il rito viene defraudato, i credenti giocoforza ritornano alle loro case, alla loro vita, alla storia con la volontà di dominio, di potenza, di prestigio. Come se a loro la storia di quel pane, la storia di Gesù di Nàzareth non avesse parlato: un rito orfano, cieco di quella storia, da cui si esce per ritornare alle case, alla città, alle opere e ai giorni, senza dirottamenti, bensì con i vecchi criteri di sempre, quelli obsoleti, quelli di una pallida “normalità” mondana. La normalità mondana dei discepoli che fanno discorsi su chi è più grande fra loro.
Succedeva allora, succede anche oggi, in noi e nella Chiesa, quando la celebrazione rimane confinata a livelli di superficie e non diventa seme che, accolto nella maturità delle coscienze, genera la passione di relazioni vere, nuove e intense. E quando succede questo, è l’eclisse dell’eucaristia, l’eclissi di Dio, di Gesù. Si assiste allora a una Chiesa che cerca posti sulle piazze, che mangia con quelli che contano, che contratta appoggî mondani, interessata più al suo bene che non al bene di tutti, il bene soprattutto di coloro che non hanno nessuno che li difenda. Quando questo succede è doveroso concludere che il rito è vuoto, cieco, anche se solenne, anche se colmo di profumo di incensi e di colore di vesti. Anzi la solennità in tal caso suona esposizione di sé, quell’esposizione da cui il vero pane e Gesù si sono sempre ritratti.
Il gesto del servo: un sogno? Nella relazione d’apertura venne ricordato in modo suggestivo come la “Didascalia degli apostoli” (3° secolo) prescrivesse al cap. 12 che, ad accogliere nell’assemblea i poveri, uomini o donne che fossero, doveva essere il vescovo stesso e non i diaconi e che doveva essere ancora il vescovo a procurare loro un posto e che, se questo non si fosse trovato, doveva cedere il suo e sedere a terra ai loro piedi. ”È questo un sogno?”-  si chiedeva la relazione - “O sono piuttosto un tradimento dell’eucaristia quelle celebrazioni che ripropongono, nella disposizione dei partecipanti e nello stile della partecipazione, le gerarchie mondane, ma anche soltanto l’educato stare ognuno per conto suo?”.
Allora, sempre nella relazione d’introduzione ai lavori, si teneva a sottolineare quanto  fosse vero che riconsacriamo il pane del Signore ogni volta che ci lasciamo trascinare dal gesto, l’ultimo che il Signore ci ha lasciato, come comando,  in quella cena, il gesto del servo che si china a lavare i piedi stanchi? E dunque ricondotti anche noi ai piedi impolverati di fatiche delle donne e degli uomini con cui camminiamo, nel desiderio di sollevarli dalle stanchezze e di rialzarli a dignità?
Un pane per vite libere. Suggestivo, sempre nella relazione, l’accenno  al Concilio di Nicea che vietava in un suo canone che almeno la domenica ci si inginocchiasse (canone 20). Sembrava di riudire l’eco ripetuta del Vangelo là dove Gesù comandava di “alzarsi”. In piedi, quasi a dire che l’Eucaristia è fonte di donne e uomini alzati e non abbassati, fonte di vite libere, è un pane che ci dà la forza di sfuggire al rimpianto dei cibi sì prelibati, ma in terra di schiavitù. 
Restituire all’eucaristia il fascino di “notizia buona” per il nostro tempo. Nel nostro convenire a Roma ci siamo allora chiesti se, oggi che la stragrande maggioranza dei nostri compagni di viaggio più non frequenta le nostre celebrazioni, non dovessimo  sentire ancora più urgente il compito di restituire a esse il fascino che loro appartiene di notizia buona, per il nostro tempo e anche per chi di loro prima o poi si affacciasse? E ci siamo altresì chiesti se non dovevamo altresì sentirci educati dai “segni dei tempi” a sospettare che qualche scintilla dell’eucaristia possa abitare in liturgie che chiameremmo laiche?


5. “«Il regno di Dio è vicino» (Marco 1,15)”.

Il 5° incontro si è svolto a Brescia il 27-28 settembre 2012 (Centro Paolo 6°) sul tema: «Il regno di Dio è vicino» (Marco 1,15).
In quell’occasione ci siamo interrogati in particolare su due punti:
- quale situazione di Chiesa stiamo vivendo?
- abbiamo noi ancora qualcosa da dire?
Riguardo al “primo punto” si è nuovamente constatata la mancanza di un riferimento su chi faccia sentire ai cristiani, oggi, il Vangelo che abbiamo ricevuto. Da una Chiesa preoccupata soprattutto di “ascoltare” (quella che programmaticamente era uscita dal Concilio) siamo gradualmente passati a una Chiesa che solo “parla”. Manca spesso la percezione di cosa sia l’annuncio della fede; non si riesce a scorgere la forza del Vangelo come “racconto”. Sembra proprio che la Chiesa abbia smarrito la sua capacità di “raccontare” e di “lodare”. Se non ci si ‘ricentra’, invece, su questo, si rischia di non essere più in grado di dire nulla ad alcuno. Per reazione al disagio, si assiste attualmente al parcellizzarsi delle esperienze di prassi di fede: una somma di solitudini (singoli o ‘gruppi di simili’), a loro volta generative di paure e chiusure da cui sovente rifluisce un’aggressività di linguaggio. 
C’è invece il dovere di far risuonare la “lieta notizia” che abbiamo immeritatamente ricevuto, con la stupita scoperta di un Regno che è già in essere e il cui annuncio non sembra ‘passare’ sufficientemente attraverso le istituzioni ecclesiastiche, senza con ciò nutrire la pretesa di essere migliori di nessuno. 
Quanto al secondo punto, siamo consapevoli che, se da un lato il nostro incontrarci (Firenze 1, Firenze 2, Napoli, Roma) era ‘urgente’ per cercare con umiltà di dare un segno evangelico atto a riaccendere speranza, dall’altro si iniziava una semina il cui raccolto era necessariamente a lungo termine. Tuttavia, la difficoltà dell’iniziativa è forse il segnale primo della sua necessità, anche perché il terreno negli anni si è ‘fatto duro’ proprio per la mancanza di proposte di segno evangelico. 
Essere accettati nel cammino che andiamo dipanando richiede tempo. Tentare di creare una rete per far ‘risuonare’ l’Evangelo serve anche ad ammaestrare, prima di tutto noi stessi, al fatto che la Chiesa ha anche tanto da apprendere dal mondo. 
Nel corso dei lavori di Brescia fu quindi posta in evidenza l’urgenza di valorizzare laforza di riedificazione’, favorendo la conversazione “dalla base” per ritornare così realmente a una ‘Chiesa di relazioni’, creando luoghi che dicano “accogliendo”, che l’Eucarestia come “conversatio” è la forma della Chiesa. Creare, quindi, àmbiti di ‘accoglienza reciproca’ tenendo aperto uno spazio per porci degli interrogativi, piuttosto che tentare risposte.


6. “«Il Vangelo è annunciato ai poveri : con Francesco nelle periferie dell'esistenza » (Mc. 1,15)”.

Quello proposto oggi è il 6° incontro nazionale e sarà dedicato al tema: “Il Vangelo è annunciato ai poveri : con Francesco nelle periferie dell'esistenza” e avrà luogo come detto a Napoli, il 1-2 marzo 2014 sempre presso la Casa "S. Ignazio" - Villa Cangiani.
In questi giorni, come dicevo, è stata diffusa la “Lettera d’annuncio” dell’evento, nella quale si legge come l’elezione del nuovo vescovo di Roma, che presiede alla carità fra le chiese, sia una grande novità nella predicazione. Il fatto che papa Francesco abbia rimesso al centro il Vangelo annunciato ai poveri, la chiesa che esce rischiando incidenti per recarsi nelle periferie dell’esistenza, là dove si soffre, ha introdotto una ventata d’aria fresca nella chiesa, dopo decenni di oscuramento. 
Sono da aspettarsi indifferenza infastidita, resistenze e opposizioni.
Si e pertanto scelto di riconvocare quanti sono sensibili al primato del Vangelo annunciato ai poveri. È importante che trovi maggiore forza l’invito che ci viene rivolto: “Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà, la povertà del Signore”.
Lo scopo dell’incontro è quello di capire meglio, a partire da esperienze concrete, cosa sia la povertà del Signore e la povertà della Chiesa. E lo vogliamo fare attraverso un cammino sinodale, ascoltando cioè e dando credito alla voce di “tutti” i cristiani. Per questo la struttura del nostro prossimo incontro sarà ridotta all’essenziale: un’introduzione al mattino, tutto un pomeriggio dedicato all’ascolto delle esperienze, una tavola rotonda e l’eucaristia finale l’indomani mattina.
“Ma l’ascolto comincia da adesso”. Tutti sono quindi vivamente pregati di intervenire.
Per la seconda volta l’incontro si svolge nella nostra città, non facciamo mancare il contributo delle nostre esperienze e delle nostre riflessioni, sia contribuendo con riflessioni e idee al commino sinodale di preparazione (gli incontri de “Il Vangelo che abbiamo ricevuto” non sono predisposti dall’alto, ma sono il frutto di un itinerario sinodale che vede la partecipazione e la corresponsabilità di tutti), sia preparandoci a partecipare materialmente ai lavori il 1° e il 2 marzo 2014. La Lettera di annuncio e le modalità di partecipazione al cammino sinodale di preparazione sono disponibili sul sito:


7. Adsumus, Domine Sancte Spiritus.

Mi sembra giusto concludere con la preghiera iniziale degli incontri de “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”.
Per la prima volta, questa preghiera (Adsumus, Domine Sancte Spiritus) che apre tradizionalmente le assemblee sinodali della chiesa latina (da ultimo è stata usata anche nella liturgia del Vaticano 2°), appare in Spagna nell'ordo visigotico della fine del 7° secolo. Da parecchî studiosi, ma senza prove decisive, come autore viene indicato Isidoro di Siviglia. In ogni caso l'orazione corrisponde alla spiritualità di quel tempo. Lo stile è mozarabico. Mentre le preghiere romane sono brevi, stringenti e con contenuto fortemente teologico, la liturgia mozarabica abbonda nelle richieste, nell'espressione dei sentimenti e nel riferimento chiaro alla situazione dell'orante. Ci si rivolge direttamente allo Spirito Santo, fatto questo abbastanza raro nelle altre liturgie, se si eccettua quella armena, mentre è abbastanza comune nella liturgia mozarabica soprattutto nel periodo di Pentecoste.
La preghiera introduce alla duplice dimensione dell'evento sinodale: si tratta di un evento penitenziale, in cui la Chiesa si riconosce peccatrice e bisognosa di perdono e di conversione; ma si tratta di un evento che è dominato dal dono dello Spirito che rende possibile la conversione e illumina i cuori. La dimensione penitenziale viene quindi giustapposta a quella pneumatologica. La sinodalità appare così non come celebrazione di fasto ecclesiastico, espressione di potere sia pure gerarchico, ma adorazione da parte di uomini peccatori del mistero della comunione, che è resa possibile solo grazie allo Spirito.
La dimensione pneumatologica viene descritta nel suo dinamismo progressivo: renditi presente, degnati di penetrare, insegnaci, mostra, opera. E' la presenza dello Spirito, pura grazia effusa nei nostri cuori, che deve illuminare la nostra mente  per le decisioni giuste, rendendo possibile la nostra stessa prassi. L'evento sinodale viene poi richiamato alla sua purezza. In negativo si descrive quindi quello che potrebbe essere di ostacolo alla purezza di questo evento: turbamento della giustizia, ignoranza, parzialità, sentimenti di preferenza per la mansione ricoperta o per una determinata persona. La parte finale della conclusione riporta il tutto al mistero della comunione. 

Siamo qui, Signore Spirito Santo,
trattenuti dall'enormità del nostro peccato,
ma riuniti in maniera speciale nel tuo nome:
vieni, renditi tu presente a noi;
degnati di penetrare nei nostri cuori;
insegnaci cosa fare;
mostra dove incamminarci;
opera tu ciò che dobbiamo fare.
Sii tu solo l'ispiratore
e l'autore dei nostri giudizi,
tu che solo, con il Padre e il Figlio suo,
possiedi il nome glorioso:
tu che ami tanto l'equità,
non lasciare che turbiamo la giustizia;
il peccato non ci porti all'ignoranza;
l'umana simpatia non ci pieghi;
non ci corrompa
la preferenza per l'ufficio o le persone;
ma legaci a te efficacemente
con il dono della sola grazia tua,
perché siamo una sola cosa in te,
e in nulla ci discostiamo dalla verità;
e così raccolti nel tuo nome,
in tutto possiamo custodire
la giustizia moderata con la pietà,
perché adesso, in nessuna nostra decisione,
noi sentiamo diversamente da te,
e nel futuro possiamo conseguire
il premio eterno per il bene operato. Amen.

sabato 21 settembre 2013

Convegno di aggiornamento: “Il Gesù degli altri” - Napoli, 29 novembre – 1° dicembre 2013



“Il Gesù degli altri” è questo il titolo del convegno di aggiornamento che l’Associazione laica di cultura biblica ”Biblia” : Sezione “Bibbia e scuola”, propone in collaborazione con la Facoltà teologica “San Luigi” di Napoli.

L’iniziativa si svolgerà a Napoli dal 29 novembre al 1° dicembre 2013, presso il Centro di Spiritualità Sant’Ignazio  dei Padri Gesuiti, in viale Sant’Ignazio di Loyola n.  51 (località “Cappella Cangiani”).

La Sezione “Bibbia e Scuola” di Biblia ci propone un interessante momento di approfondimento e di confronto a più voci sulla figura Gesù, così come viene vista dalle altre grandi tradizioni culturali, religiose e anche laiche. L’abituale tradizione di Biblia che ci ha abituati a iniziative di alta qualità e di grande approfondimento, con l’apporto di autorevolissimi esperti, rappresentativi di tradizioni e culture diversificate, costituisce una sicura garanzia dell’evento proposto. Il fatto che il Convegno si svolgerà nella nostra regione costituisce davvero una ghiotta occasione da non lasciarsi sfuggire.  

L’iniziativa è rivolta in particolare a quanti sono impegnati nel mondo della scuola, ma è aperta a quanti sono interessati ad approfondire i temi della ricerca storica su Gesù. Facciamo di tutto per non perdere quest’appuntamento e contribuiamo a diffondere la notizia del suo svolgimento.




PROGRAMMA DEI LAVORI



Venerdì 29 novembre: un fuori programma

Ore 16,30: ritrovo davanti alla Basilica di San Lorenzo Maggiore (via Tribunali 316) per la visita guidata alla Napoli sotterranea greca (area archeologica a 10 metri di profondità, sotto alla Basilica di San Lorenzo Maggiore), alla Basilica di San Lorenzo e alla chiesa di San Gregorio Armeno.





Sabato 30 novembre, Cappella Cangiani

Ore 09,00 – 13,00

“Gesù, ebreo del suo tempo”, prof. Giorgio Jossa, Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, e Istituto italiano per gli Studi Filosofici, Napoli.

“Ebrei che credettero in Gesù”, prof. don Ettore Franco, Facoltà Teologica San Luigi di Napoli.

“Gesù nel Talmud”, Piero Stefani, Presidente di Biblia, biblista ed ebraista.



Ore 15,30

Il Gesù storico: un problema moderno”, Giancarlo Gaeta, Università di Firenze.

Ore 17,45

“Confronto su Gesù”, tavola rotonda aperta al pubblico, presso il Convento di San Domenico Maggiore, piazza San Domenico Maggiore 8, Napoli, con la partecipazione di:

rav Scialom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli;

prof. Vito Mancuso, teologo ed editorialista;

prof. Abdoullah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia;

prof. Vincenzo Vitiello, filosofo, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano.

Modera Silvana Nitti, Università Federico II, Napoli.



Domenica 1 dicembre,  Cappella Cangiani


Ore 09,00 – 12,30

“Gesù nelle fonti islamiche dell’epoca formativa”, Ignazio De Francesco s.j., islamologo.

“Gesù nella tradizione mistica islamica”, Alberto Ventura, Università della Calabria.

“Gesù nel pensiero laico e socialista”, Sergio Tanzarella, Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Napoli.

Modera: Marinella Perroni, Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma.



Il programma dettagliato dei lavori, le modalità e la scheda di partecipazione, le notizie utili per raggiungere la/le sede/i di svolgimento nei prossimi giorni saranno disponibili sul sito di Biblia: http://www.biblia.org/index.php



Partecipiamo tutti!

Notizie utili



Il Centro di Spiritualità Sant’Ignazio (“Cappella Cangiani”) si trova in viale Sant’Ignazio di Loyola 51 (tel. 081/3724811) ed è una grande casa per esercizi spirituali ignaziani che ospita in modo semplice e accogliente anche corsi e convegni organizzati da altri. Come raggiungerlo:



In autobus:

dalla stazione ferroviaria Centrale di Piazza Garibaldi prendere autobus Linea OF, scendere a Largo Cangiani e proseguire a piedi Viale S. Ignazio di Loyola. Percorrere per 200 metri, superata la Scuola “XIII Circolo”, sulla sinistra c’è il cancello d’ingresso.
In treno:
dalla stazione ferroviaria Centrale di Piazza Garibaldi prendere la metropolitana direzione Pozzuoli, scendere alla prima fermata “CAVOUR” e prendere la linea 1 (metro collinare) in direzione Piscinola e scendere alla fermata “Policlinico”. All’uscita della metro proseguire a piedi girando a destra in Via Domenico Montesano (rampa a destra) ed all’incrocio proseguire diritto per Viale S. Ignazio di Loyola; percorrere per 200 metri, superata la Scuola “XIII Circolo”, sulla sinistra c’è il cancello d’ingresso.
In auto:
imboccare la Tangenziale (direzione Pozzuoli). Uscita n.7 “Zona Ospedaliera”. Direzione Pascale-Monaldi. Al primo incrocio girare a sinistra per Via Pansini, poi salire via Domenico Montesano (rampa a destra) fino all’incrocio con Largo Cangiani. Superato l’incrocio, Viale S. Ignazio di Loyola è la strada che si trova di fronte. Seguire le indicazioni stradali per potervi arrivare. La struttura è dotata di parcheggio.

Prezzi:
- Dalla notte di venerdì al pranzo di domenica, solo 80 euro a persona in camera doppia e 100 euro in camera singola, comprensivi di due notti, pranzo e cena di sabato, pranzo di domenica.
- 10 euro per l’andata e il ritorno dalla tavola rotonda in autobus riservato unicamente a chi lo prenota sulla scheda di iscrizione.
- Partecipazione: insegnanti in attività e residenti a Napoli 20 euro, soci di Biblia 50 euro, altri 70 euro.
- Per il “fuori programma” di venerdì, 30 euro a testa; il prezzo include le visite, la pizza e l’autobus del ritorno.
- Per i non residenti alla Cappella Cangiani, eventuale pranzo di sabato 30 novembre: 15 euro a testa (da prenotare con la scheda di iscrizione).

Visita di venerdì. Chi arriva direttamente dalla stazione all’appuntamento davanti alla Basilica di San Lorenzo, avrà la possibilità di depositare la propria valigia sul posto durante le visite.

Iscrizione. Obbligatoria, entro il 31 ottobre, con invio della scheda e la ricevuta del versamento di 20 euro, non rimborsabili in caso di ritiro.
 

Scheda d'iscrizione




SCHEDA D’ISCRIZIONE AL CONVEGNO DI AGGIORNAMENTO “IL GESU’ DEGLI ALTRI”

Napoli, 29 novembre – 1 dicembre 2013



Da inviare a BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, entro il 31 ottobre 2013, con copia del versamento effettuato  di 20 Є a testa, non restituibili in caso di ritiro.



Nome                                                              
Cognome                                                                 

Via                                                                                                                        C.A.P.           Città                                                                                                Tel                                      Cell                                                                 
E-mail                                      

Partecipo      
solo             
con                                                                                                      

Se insegnante in servizio, indicare materia di insegnamento, scuola e sede
                                                                                                                                                                           

   Desidero l’attestato di partecipazione

Prenoto:

una camera singola              
una camera doppia            
un posto in camera doppia

la visita a Napoli di venerdì, con pizza e pullman per arrivare alla Cappella Cangiani (30 euro a testa)

autobus a/r per la tavola rotonda di sabato pomeriggio (10 euro a testa)

Osservazioni                                                                                                                              
                                                                                                                                                           

Data                               Firma                                                                      



 da inviare a:

Biblia, Associazione laica di cultura biblica onlus
Via Arrighetto da Settimello, 129
50041 Settimello FI
Tel. 055/8825055 – fax 055/8824704