È l’ora della misericordia.

Misericordiae vultus : Bolla d’indizione del Giubileo straordinario della Misericordia / Francesco. – in: http://w2.vatican.va/…/papa-francesco_bolla_20150411_miseri… ; disponibile anche su «Il Regno - Documenti», 60. (2015) 13, p. [1]-13.
Con la previsione di questo imminente momento forte nella vita della
chiesa papa Francesco ci invita a riflettere sulla centralità del valore
della misericordia e a considerarla punto di partenza e valore decisivo
della nostra testimonianza di fede.
In realtà siamo abituati a una certa presentazione del tema nei documenti della chiesa, dove di solito si fa riferimento alla convergenza in Cristo della misericordia e della verità. Papa Francesco c’invita spesso a tenere lo sguardo fisso su Gesù. E questo può aiutarci a comprendere come Gesù stesso, nella sua missione terrena di maestro itinerante, abbia praticato e proclamato con forza la misericordia e la verità, una pratica e una proclamazione condotte in una forma profondamente diversa l’una dall’altra.
La misericordia è praticata da Gesù a “largo spettro”. Ogni occasione è buona per porla in atto, anche al di fuori del recinto dei figlî d’Israele, anche al di fuori del recinto della verità (per esempio, in Samarìa, nonostante la salvezza provenga dalla Giudèa).
La verità, invece, è proposta in forma sintetica, essenziale, di contenuto, di scelta decisiva dell’orientamento di vita. È certamente ampiamente nota la verve polemica di Gesù contro la precettistica minuziosa e pedante di un certo giudaismo del suo tempo (non di tutto il giudaismo), i suoi inviti a non caricare gli uomini di doveri eccessivi, a guardare ciò che viene dall’interno e non a quello che ha una funzione meramente esteriore. Fino a giungere a concentrare tutta la Legge e tutti i Profeti nei due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Comandamenti che il “Vangelo di Giovanni” perviene a sintetizzare in un solo comandamento, quello dell’amore.
Questo non significa subordinare la verità alla misericordia, ma comprendere che vanno proclamate diversamente, a imitazione di Gesù. La misericordia è da disseminare in ampiezza, la verità è da proporre in forma essenziale, concentrata, nucleica.
Non importa, infatti, quale sia il gradino da cui si parte, l’essenziale è scegliere il piede giusto di partenza. Anzi, a esser sinceri, forse chi si ritrova sul gradino più basso è oggetto di una particolare benevolenza da parte del Signore («Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi»). Qualunque sia la condizione di partenza, tutti abbiamo qualche risorsa da impegnare: ci sarà chi dispone di cinque talenti, chi di tre, chi solo di uno, o chi, come la povera vedova, solo di pochi spiccioli. L’errore può essere solo e unicamente quello di “sotterrare” queste risorse e queste capacità, piccole o grandi che esse siano. La sapienza autentica della comunità cristiana sarà quella di saper indicare alle donne e agli uomini del nostro tempo come impegnare e rischiare le loro risorse di dedizione e la loro capacità di amare, nella consapevolezza che nessuno è escluso dall’amore del Signore. Tutti, infatti, siamo stati invitati ad andare ai crocicchi delle strade, a chiamare alle nozze tutti quelli che troveremo, a raccoglierli tutti, “buoni e cattivi”, affinché la sala del convito nuziale possa riempirsi di commensali. L’unica condizione è il vestire l’abito nuziale, cioè scegliere di rispondere con autenticità e in coscienza alla chiamata di Gesù. In proposito appare giusto ricordare come Gesù stesso abbia ceduto ammirato all’insistenza profetica della donna cananea che gli chiedeva accorata di lasciare che i cagnolini potessero mangiare le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Allora la sfida che dobbiamo raccogliere è quella di evitare il vicolo cieco nel quale s’incammina e si rinchiude il figlio “assennato” della parabola del Padre buono, scegliendo invece con gioia d’imbandire la mensa.
Consiglio veramente a tutti di leggere con attenzione la Bolla “Misericordiae vultus”, di non lasciarsi condizionare da un certo timore reverenziale. È un testo scritto con parole semplici, nel vero senso della parola. Parole semplici come quelle che il papa usa nei sui discorsi e nelle sue omelie. La stessa semplicità è riscontrabile in questo documento di presentazione del Giubileo. Una semplicità, tuttavia, che si sposa pienamente con una presentazione chiara ed esaustiva della centralità della pratica della misericordia nella vita di fede cristiana. La semplicità d’espressione nulla toglie alla profondità e alla completezza della presentazione teologica del tema, che viene affrontato in tutti i sui aspetti, non esclusi quelli di rilievo ecumenico.
Un documento, la cui lettura si è a me rivelata come un bere a una sorgente di acqua pura. Ne sono davvero grato a papa Francesco.
Cari amici, non perdete l’occasione di leggere questo documento che ci immette nel clima dell’anno che sarà dedicato alla testimonianza della Misericordia. Penso che non vene pentirete.
In realtà siamo abituati a una certa presentazione del tema nei documenti della chiesa, dove di solito si fa riferimento alla convergenza in Cristo della misericordia e della verità. Papa Francesco c’invita spesso a tenere lo sguardo fisso su Gesù. E questo può aiutarci a comprendere come Gesù stesso, nella sua missione terrena di maestro itinerante, abbia praticato e proclamato con forza la misericordia e la verità, una pratica e una proclamazione condotte in una forma profondamente diversa l’una dall’altra.
La misericordia è praticata da Gesù a “largo spettro”. Ogni occasione è buona per porla in atto, anche al di fuori del recinto dei figlî d’Israele, anche al di fuori del recinto della verità (per esempio, in Samarìa, nonostante la salvezza provenga dalla Giudèa).
La verità, invece, è proposta in forma sintetica, essenziale, di contenuto, di scelta decisiva dell’orientamento di vita. È certamente ampiamente nota la verve polemica di Gesù contro la precettistica minuziosa e pedante di un certo giudaismo del suo tempo (non di tutto il giudaismo), i suoi inviti a non caricare gli uomini di doveri eccessivi, a guardare ciò che viene dall’interno e non a quello che ha una funzione meramente esteriore. Fino a giungere a concentrare tutta la Legge e tutti i Profeti nei due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Comandamenti che il “Vangelo di Giovanni” perviene a sintetizzare in un solo comandamento, quello dell’amore.
Questo non significa subordinare la verità alla misericordia, ma comprendere che vanno proclamate diversamente, a imitazione di Gesù. La misericordia è da disseminare in ampiezza, la verità è da proporre in forma essenziale, concentrata, nucleica.
Non importa, infatti, quale sia il gradino da cui si parte, l’essenziale è scegliere il piede giusto di partenza. Anzi, a esser sinceri, forse chi si ritrova sul gradino più basso è oggetto di una particolare benevolenza da parte del Signore («Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi»). Qualunque sia la condizione di partenza, tutti abbiamo qualche risorsa da impegnare: ci sarà chi dispone di cinque talenti, chi di tre, chi solo di uno, o chi, come la povera vedova, solo di pochi spiccioli. L’errore può essere solo e unicamente quello di “sotterrare” queste risorse e queste capacità, piccole o grandi che esse siano. La sapienza autentica della comunità cristiana sarà quella di saper indicare alle donne e agli uomini del nostro tempo come impegnare e rischiare le loro risorse di dedizione e la loro capacità di amare, nella consapevolezza che nessuno è escluso dall’amore del Signore. Tutti, infatti, siamo stati invitati ad andare ai crocicchi delle strade, a chiamare alle nozze tutti quelli che troveremo, a raccoglierli tutti, “buoni e cattivi”, affinché la sala del convito nuziale possa riempirsi di commensali. L’unica condizione è il vestire l’abito nuziale, cioè scegliere di rispondere con autenticità e in coscienza alla chiamata di Gesù. In proposito appare giusto ricordare come Gesù stesso abbia ceduto ammirato all’insistenza profetica della donna cananea che gli chiedeva accorata di lasciare che i cagnolini potessero mangiare le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. Allora la sfida che dobbiamo raccogliere è quella di evitare il vicolo cieco nel quale s’incammina e si rinchiude il figlio “assennato” della parabola del Padre buono, scegliendo invece con gioia d’imbandire la mensa.
Consiglio veramente a tutti di leggere con attenzione la Bolla “Misericordiae vultus”, di non lasciarsi condizionare da un certo timore reverenziale. È un testo scritto con parole semplici, nel vero senso della parola. Parole semplici come quelle che il papa usa nei sui discorsi e nelle sue omelie. La stessa semplicità è riscontrabile in questo documento di presentazione del Giubileo. Una semplicità, tuttavia, che si sposa pienamente con una presentazione chiara ed esaustiva della centralità della pratica della misericordia nella vita di fede cristiana. La semplicità d’espressione nulla toglie alla profondità e alla completezza della presentazione teologica del tema, che viene affrontato in tutti i sui aspetti, non esclusi quelli di rilievo ecumenico.
Un documento, la cui lettura si è a me rivelata come un bere a una sorgente di acqua pura. Ne sono davvero grato a papa Francesco.
Cari amici, non perdete l’occasione di leggere questo documento che ci immette nel clima dell’anno che sarà dedicato alla testimonianza della Misericordia. Penso che non vene pentirete.
Nessun commento:
Posta un commento