domenica 8 novembre 2015

Caro Matteo, sarebbe ora che ti ponessi alla ricerca delle pecorelle smarrite!



Uno dopo l’altro ormai molti parlamentari e moltissimi elettori hanno scelto di lasciare il Partito Democratico e molti altri pur continuando a permanere al suo interno e a sostenerlo, non fanno mistero di vivere con sofferenza la presente fase della sua vita politica.
Questo profondo malessere sperimentato tra i militanti, i sostenitori e gli elettori democratici e alla conseguente perdita di consensi, che ne deriva, dovrebbe, a mio personale avviso, suscitare nel Segretario del partito una profonda attenzione, piuttosto che una replica indispettita, quale quella espressa nella tua dichiarazione pubblica un po’ piccata, secondo cui, "la sinistra ideologica non vincerà, mai. Al massimo aiuta la destra a vincere", prontamente divulgata (guarda un po’) da “Il Foglio on-line”.
Prescindendo dal superficiale definire “ideologiche” le posizioni degli altri e mai le proprie, quella da te rilasciata al “Foglio” è un’affermazione che, a ben vedere, esprime in realtà una scarsa considerazione proprio per le tue posizioni politiche, che se prive di riferimento a una cultura politica, finiscono per non essere altro che scelte temporanee e opportunistiche, che possono poi essere superate non appena dovessero rivelarsi non più convenienti e vantaggiose.
Un Segretario politico, investito di questo ruolo dalla scelta delle Primarie, di fronte al disagio diffusosi nel  corpo del partito e dell’area di opinione che, intorno al PD si è sempre riconosciuto, piuttosto che dar luogo a reazioni piccate, dovrebbe porsi dei profondi interrogativi sulle ragioni di tale disagio e dei tanti abbandoni. Sarebbe l’ora di seguire l’insegnamento evangelico di “lasciare le novantanove pecore e di scendere in strada a cercare la pecora smarrita”. In questi giorni in cui persone e forze, che in questi anni hanno contribuito all’esperienza del Partito Democratico, stanno tentando di dar vita a nuove esperienze politiche, sarebbe decisamente opportuno confrontarsi costruttivamente sulle ragioni politiche di questi fenomeni. Il Partito Democratico è nato e si è caratterizzato come un’esperienza politica plurale, capace di coagulare al proprio interno e far esprimere fecondamente diverse culture politiche. L’irrigidimento che ha sin qui contraddistinto la gestione del Partito sotto la tua Segreteria, mostra una sostanziale incapacità di confrontarsi proficuamente con posizioni e culture diverse, una posizione di scarsa accoglienza della diversità, percepita come un fastidio e non come una risorsa e una ricchezza, che segna la diversità decisiva del Partito Democratico dalle altre forze politiche a conduzione personale ed espressione d’interessi ristretti e particolaristici.
Penso che sia da parte tua doveroso aprire, oggi e non domani, un ampio confronto dentro e fuori il Partito Democratico, su quale sia l’autentica rappresentanza del mandato elettorale conferito alle ultime elezioni politiche. Non bisogna dimenticare che i rapporti di forza che permettono al governo da te presieduto – nonostante la poco saggia scelta di assommare sulla tua persona gli incarichi di segretario e di premier – sono quelli delle elezioni politiche, di quando non eri né il segretario, né il premier. È doveroso chiederci onestamente a quale programma politico gli elettori hanno dato il proprio consenso, quando alle elezioni politiche hanno scelto di votare per il PD. A questa domanda bisogna dare una risposta rigorosa e in piena coscienza. Quale elettore, in quell’occasione tracciando la croce sul simbolo del PD, immaginava che nella pratica politica del successivo governo a guida PD, avrebbero trovato spazio temi e idee forza della politica berlusconiana. Ma soprattutto sarebbero stati favorevoli al successivo porre “tra parentesi” temi decisivi quali il conseguimento della piena occupazione, la tutela dei diritti del lavoro, le libertà sindacali, ma soprattutto la cultura del dialogo e del confronto come autentica opzione necessaria per far emergere “il nuovo” e “il cambiamento”.
E’ la contaminazione positiva delle diversità l’autentica ricchezza del paese e del partito. Rimanere irrigiditi su posizioni sterili, che puntano a traghettare il Partito democratico nell’area di consenso del centro-destra, non so se sul piano del puro calcolo elettorale potrà essere vantaggioso, (saranno davvero di più i voti acquisiti sul versante destro, rispetto a quelli persi sul versante sinistro? Chissà!), ma quel che è certo, una tale posizione esprime una sostanziale disattenzione ai contenuti dei temi in discussione nel confronto politico, ma solo un loro uso strumentale limitato alla conservazione del potere. Se una posizione pubblica su un argomento può garantirmi qualche voto in più, la sostengo con forza, prescindendo dalla validità del suo contenuto. Tanto quando non mi servirà più, cambierò posizione, con buona pace per quanti mi hanno votato. È la pratica di Berlusconi, che qualche anno fa era con determinazione contrario ai DICO (DIritti dei COnviventi), oggi invece, non si sa perché, sembra essere favorevole alle unioni civili. Un bell’esempio da imitare.
Una personalità politica di grande statura rifugge da scelte di semplice galleggiamento. Mi auguro che tu abbia il coraggio e la determinazione di porre in grande evidenza la diversità del Partito Democratico, il grande patrimonio di cultura dell’accoglienza, di dialogo e di confronto, che costituisce una ricchezza da porre a servizio del Paese.
Caro Matteo, è l’ora del coraggio. È l’ora di scegliere il dialogo e l’accoglienza. Ti invito, da elettore del Partito Democratico, a lasciare la posizione poco ragionevole e conservatrice di chiusura su atteggiamenti privi di prospettiva e destinati inevitabilmente alla sconfitta, per uscire in  mare aperto, come farebbe un autentico marinaio, lasciando alle spalle acque chete e ingannevolmente tranquille!
Confido nel tuo coraggio e ti aspetto alla prova.

Vico Equense, domenica 8 novembre 2015
Sergio Sbragia

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