Siamo giunti all’ultima affermazione di consenso sulla
Chiesa che viene posta in evidenza dalla Dichiarazione
in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa[1]. Si tratta dell’affermazione di consenso n° 12, nella quale vien
posto in evidenza come cattolici e luterani affermino consensualmente che:
la Chiesa
compiendo la propria missione nella storia umana, partecipa all’azione di Dio
nel mondo, attraverso l’evangelizzazione, il culto, il servizio reso
all’umanità e l’azione tesa alla salvaguardia del creato.
Quest’affermazione passa in realtà a considerare un piano
diverso, quello della funzione pubblica della comunità ecclesiale in relazione
alla comunità degli uomini e della natura autentica della sua testimonianza. Su
questi aspetti i documenti di dialogo tra luterani e cattolici si sono espressi
ampiamente.
Il documento Chiesa e
giustificazione (1993) pone in evidenza come luterani e cattolici
consensualmente riconoscano come lo scopo ultimo della Chiesa consista nel
contribuire alla costruzione del regno eterno di giustizia, pace e amore che
Dio instaurerà. Dio, attraverso un’azione di grazia, ha scelto e stabilito che,
entro e al servizio dell’umanità, la Chiesa sia la realtà che proclama il
Vangelo a ogni persona, rende culto a Dio e fa conoscere Cristo con la cura e
il servizio agli altri[2].
Sempre lo stesso documento Chiesa e giustificazione delinea anche altre interessanti aree di
consenso sulla missione della Chiesa. Emerge infatti che luterani e cattolici
concordano nell’affermare che:
«la missione della Chiesa di proclamare il
Vangelo e di servire l’umanità è una vera, anche se limitata, partecipazione all’azione
di Dio nel mondo per la realizzazione del suo piano di creatore, redentore e
santificatore» (Chiesa e giustificazione, 256).
e concordano ancora:
«sulla priorità da dare al Vangelo, sul
significato centrale della predicazione e della celebrazione della grazia di
Dio nel culto e sul dovere del servizio a tutta l’umanità. Essi concordano
anche sul fatto che martyrìa, leiturgìa e diakonìa (testimonianza, liturgìa e servizio agli uomini) sono
affidate all’intero popolo di Dio» (Chiesa e giustificazione, 277).
In realtà quest’ultima attestazione di consenso comprende
una citazione pressoché testuale di un precedente documento internazionale di
dialogo del 1982 (Il ministero pastorale
della Chiesa, 13), che già un decennio prima si era espresso sul tema.
Chiesa e
giustificazione pone anche in evidenza l’impegno missionario, mostrando
come il Vangelo della misericordia e della riconciliazione richiede a quanti lo
hanno ascoltato e accolto di portarlo a quelli che non ancora avuto
l’opportunità di ascoltarlo e di accoglierlo nella propria vita.
«Dobbiamo essere pervasi da una certa
inquietudine, quando pensiamo a coloro che dimenticano la buona novella di Dio
o che si sono da essa estraniati. Cattolici e luterani devono realizzare
insieme la loro comune vocazione missionaria al sèguito di Gesù Cristo. Essi
devono confrontarsi insieme con le sfide di un continuo rinnovamento delle loro
Chiese sotto l’influsso dello Spirito Santo, in modo da poter diventare sempre
più autenticamente strumenti solidali del piano di salvezza di Dio per il mondo» (Chiesa e
giustificazione, 248).
Chiesa e
giustificazione ha anche dedicato grande attenzione alla centralità del
culto, nella certezza che la Chiesa sulla terra è chiamata a unirsi nella lode
e nell’intercessione. Attraverso l’azione del culto entriamo in relazione con i
cristiani di ogni epoca. Ed è proprio nel nucleo dell’atto cultuale cristiano
che la fede viene suscitata e alimentata mediante la vita sacramentale e la
proclamazione del Vangelo.
«Quando ci riuniamo per
confessare i nostri peccati, ascoltare la Parola salvifica di Dio, ricordare le
sue grandi azioni, cantare inni e canti, pregare Dio nell’intercessione perché
dia a tutti la sua benedizione e celebrare l’eucarestìa, siamo nel vero senso
della parola un popolo di fede. Questo è il nostro vero compito come Chiesa e
noi ci sentiamo responsabili di offrire al nostro Creatore e Salvatore, in nome
di tutte le creature, attraverso il nostro Signore Cristo, l’adorazione e la
lode» (Chiesa e giustificazione, 284).
Chiesa e
giustificazione non ha mancato poi di evidenziare che è missione della
Chiesa sulla terra anche quella di servire l’umanità e tutto il creato. E lo fa
in particolare in due punti del documento. Una prima volta richiamando:
«come singoli cristiani
e come comunità, siamo strumenti di Dio al servizio della misericordia e della
giustizia nel mondo» (Chiesa e giustificazione, 285).
Lo ricorda una seconda volta, allorché fa riferimento
all’esigenza di percorrere il sentiero dell’obbedienza a Cristo e rammentando
come egli abbia preso la forma del servo (cf. Fil. 2,17), il documento
sottolinea come noi cristiani siamo chiamati al servizio contribuendo alla
salvaguardia del creato e al benessere del mondo:
«Quando i cristiani si
preoccupano, insieme a
tutti gli uomini di buona volontà, della guarigione, della difesa e della
promozione della dignità dell’uomo, di un uso rispettoso delle risorse della
creazione, del consolidamento dell’unità sociale, del rispetto della verità
sociale e dell’approfondimento della coscienza della comune responsabilità,
essi sono al servizio dell’amore del Creatore per il mondo»
(Chiesa e giustificazione, 286).
Chiesa e
giustificazione, tuttavìa, non si ferma qui e tiene a chiarire che
l’impegno dei cristiani al servizio dell’umanità e del mondo comprende la
difesa e la promozione della dignità umana e dei diritti inviolabili dell’uomo,
il libero e generoso dono di un aiuto in contesti di particolare sofferenza, e
il coinvolgimento in progetti di ampio respiro che puntano al superamento di
condizioni di grave miseria[3]. E conclude che i
cristiani, al di là delle specifiche chiamate personali e dei varî campi di
attività ove ciascuno si ritrova, sono tutti spinti dalla Parola del Signore a
dare il proprio apporto generoso:
«in tutti i campi della
vita sociale -politica, educazione e formazione, salute, scienza, cultura e
mezzi di comunicazione sociale - a promuovere una vita degna e timorata di Dio»
(Chiesa e giustificazione, 289).
A sua volta il documento del 2000, frutto del dialogo
sviluppato in àmbito tedesco, Communio
sanctorum, ha rappresentato la Chiesa come segno e strumento di salvezza,
evidenziando anche due chiarificazioni condivise:
«Durante tutta la sua
esistenza la Chiesa è segno della volontà salvifica di Dio, “il quale vuole che
tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tim.
2,4)»
e:
«La Chiesa resta sempre
sottoposta al Signore e la sua salvezza resta un dono di Dio anche nell’azione
della Chiesa» (Communio sanctorum, 89).
Queste due chiarificazioni pongono in luce due aspetti,
abitualmente ritenuti oggetto di controversia, sui quali invece si è conseguito
un sostanziale consenso. Si tratta, da un lato, del riconoscimento che la
realtà terrena della comunità ecclesiale costituisce un segno reale e concreto
della volontà salvifica di Dio, capace di rendere visibile e percepibile a
tutti il desiderio di Dio che ogni uomo possa salvarsi e giungere alla
conoscenza della verità. D’altronde questa funzione salvifica della Chiesa, non
è un privilegio di potere, non è ‘un merito delle opere’ della comunità
credente, ma una funzione esercitata in una logica di piena subordinazione alla
volontà di Dio e di servizio all’umanità. La salvezza offerta agli uomini,
anche quando è veicolata dall’azione concreta della Chiesa terrena, è comunque
un dono di Dio e non un frutto dell’azione umana.
Il documento Communio
sanctorum, che, è bene ricordare, venne portato a termine nel 2000, alla
vigilia della sottoscrizione della Dichiarazione
congiunta sulla dottrina della giustificazione, ha anche richiamato
l’attualità e l’urgenza missionaria di una testimonianza luterano-cattolica
comune sul messaggio della giustificazione:
«Quanto più cresce la confusione creata
dalla varietà delle offerte religiose e pseudo-religiose nel nostro mondo,
tanto più diventa importante che le nostre Chiese testimonino pubblicamente
insieme l’amore di Dio per ogni uomo. Quanto più si diffonde nella vita della
nostra società un clima di sfiducia degli uni verso gli altri, tanto più
gioverà a molti uomini insicuri e alla ricerca di punti di appoggio e di aiuto
la comune testimonianza resa dai cristiani, nella certezza personale della
fede, all’immutabile e illimitata fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza»
(Communio
sanctorum, 119).
I temi sin qui incontrati sono stati anche ampiamente
riecheggiati in un àmbito di dialogo più ampio, quale quello condotto dalla
Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese. È il
caso, per esempio, del documento La Chiesa:
verso una visione comune, che, al n. 24, afferma che la Chiesa serve il
progetto di Dio di riunire l’umanità e tutta la creazione sotto la signorìa di
Cristo, e, al tempo stesso, rende manifesta a tutti gli uomini la misericordia
di Dio. Ai successivi nn. 58 e 59 si richiama altresì come la Chiesa sia voluta
da Dio, non per se stessa, ma per servire il piano divino inteso alla
trasformazione del mondo mediante l’evangelizzazione e la promozione della
giustizia e della pace. Infine, ai nn. 64-66, vengono poste in luce le azioni
della Chiesa nella società[4].
Facciamo adesso uno sforzo per riepilogare i contenuti più significativi
che abbiamo rintracciato nei varî documenti che abbiamo ripercorso nell’analisi
dell’affermazione n. 12:
- Compito fondamentale della Chiesa terrena è
quello di contribuire all’instaurazione del regno di Dio.
- Per grazia, la Chiesa è stata costituita come la
realtà, che, tra gli uomini e per gli uomini, è chiamata:
-
a proclamare il Vangelo a ogni uomo e a ogni
donna;
-
a rendere culto a Dio;
-
a far conoscere Cristo grazie all’opera di cura
e di servizio agli altri.
- Questa missione terrena della Chiesa, pur nella
sua parzialità e incompletezza, costituisce un’autentica partecipazione
all’opera di Dio nel mondo per il compimento del suo piano di creazione,
redenzione e santificazione.
- Da ciò emerge la centralità e la priorità del
triplice compito affidato alla Chiesa: testimonianza, liturgìa, servizio agli
altri.
-
E questo è un compito che è affidato all’intero
popolo di Dio.
- Il Vangelo chiama, quanti scelgono di
accoglierlo, a portarlo anche a coloro che ancora non lo conoscono o che ancora
non l’hanno accolto.
- Ciò richiede un continuo sforzo delle Chiese a
rinnovarsi sotto la guida dello Spirito santo per essere sempre più docili,
efficaci e solidali strumenti del piano di salvezza.
- Il culto riveste nella vita della comunità
ecclesiale un ruolo centrale, per una serie di ragioni:
-
esso, infatti, esprime l’unità della Chiesa
nella lode, nell’adorazione e nell’intercessione;
-
pone in relazione la Chiesa di oggi con la
Chiesa di ogni epoca e di ogni luogo;
-
suscita e alimenta la fede attraverso la
proclamazione del Vangelo e la vita sacramentale;
-
quando le comunità si riuniscono per confessare
i peccati, ascoltare la Parola, ricordare le grandi azioni divine, cantare
inni, pregare per implorare la benedizione divina sugli altri, celebrare
l’eucarestìa, esse sono nel vero senso un popolo di fede.
- Compito della Chiesa è dunque quello di offrire
a Dio creatore e salvatore, in nome di tutte le creatore, mediante il Signore
Gesù, l’adorazione e la lode.
-
Ma è missione della Chiesa sulla terra anche
quella di servire l’umanità e tutto il creato, rendendosi come singoli e come
comunità, strumenti di Dio al servizio della misericordia e della giustizia nel
mondo, imboccando il sentiero dell’obbedienza e ponendosi alla scuola di Gesù,
che scelse di prendere la forma del servo (cf. Fil. 2,17).
- I cristiani, proprio per il loro essere al
servizio dell’amore del Creatore del mondo, sono, pertanto, tenuti a
preoccuparsi, insieme a tutti gli uomini di buon a volontà sia della difesa e
della promozione della dignità umana, sia di un uso rispettoso delle risorse
della creazione, del consolidamento dell’unità sociale, del rispetto della
verità sociale e anche di operare affinché progredisca nell’umanità la
coscienza della comune responsabilità.
- Da qui deriva anche la consapevolezza che l’impegno
a servizio dell’umanità comprende anche il coinvolgimento in progetti di ampio
respiro intesi a superare condizioni di grave miseria.
- Allora, la Chiesa è sulla terra segno della
volontà salvifica di Dio, ma essa resta sempre sottoposta al Signore.
-
La salvezza offerta agli uomini resta un dono di
Dio, anche quando è corroborata dall’azione terrena della Chiesa.
- Luterani e cattolici sono infine concordemente
convinti dell’attualità e dell’urgenza missionaria di una testimonianza comune
sul messaggio della giustificazione, che, nella certezza personale e
comunitaria della fede, riconosce l’immutabile e illimitata fedeltà di Dio alla
sue promesse di salvezza.
Se consideriamo con attenzione i
punti di consenso che sono stati testé richiamati, se li soppesiamo con
attenzione approfondendone il significato di fede e lo spessore teologico,
possiamo renderci conto della consistenza del cammino compiuto. È vero che negli
aspetti posti in luce dall’affermazione n. 12, sulla quale stiamo riflettendo,
a differenza, almeno in parte, di quelli considerati nelle affermazioni precedenti,
entrano in gioco alcune delle tematiche più tradizionali del dialogo ecumenico.
Il tema dell’urgenza missionaria è infatti storicamente riconosciuto come la
molla che, tra la fine del secolo 19° e l’inizio del 20°, ha dato l’avvìo al
movimento ecumenico. A spingere a compiere i primi passi di dialogo e di
reciproca comprensione, dopo secoli di contrapposizione e controversie, fu
infatti la presa di coscienza dell’intrinseca contraddizione insita nell’
annunciare in terra di missione, da divisi e persino da contrapposti, la stessa
buona novella dell’irruzione nella storia del regno di Dio, portata all’umanità
da Gesù Cristo, umile falegname, che nel 1° secolo calcò i sentieri polverosi
della Galilèa, della Giudèa e della Samarìa.
Con questa riflessione siamo
giunti al termine di una prima parte del nostro lavoro di analisi. In queste
prime 12 affermazioni abbiamo potuto riscontrare l’ampiezza del consenso
conseguito da luterani e cattolici sulla comprensione della realtà della
Chiesa. Se proviamo a confrontare i temi, che abbiamo trattato nelle
riflessioni che siamo venuti operando in queste settimane, con quelli che
possiamo rintracciare un comune manuale di ecclesiologìa, possiamo constatare
che essi coprono una parte significativa degli argomenti che, di solito, si ritrovano
in un testo di tal genere. E questo non è senza significato. Certamente
persistono delle differenze e dei dissensi permangono. Mi chiedo, tuttavìa, se
tali differenze, anziché essere considerate fattori di divisione possano presto
divenire ricchezze di una diversità riconciliata.
Dalla prossima riflessione
inizieremo ad approfondire un altro tema, quello del “ministero”, che, in
cinque secoli di divisione, ha rappresentato, e, in parte, ancora rappresenta
un argomento di divisione e contrapposizione. Il dialogo, anche su di esso, ha
ritrovato tanti punti di consenso. Ne parleremo in dettaglio.
Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 25 giugno 2017
[1] - Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il
Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana,
Chiesa e giustificazione, 243.
[3] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana,
Chiesa e giustificazione, 287-288.
[4] - Consiglio ecumenico delle Chiese : Commissione Fede e costituzione,
La Chiesa: verso una visione comune,
24.58-59.64-66.