domenica 25 giugno 2017

CATTOLICI E LUTERANI: LA PARTECIPAZIONE DELLA CHIESA ALL’AZIONE DI DIO



Siamo giunti all’ultima affermazione di consenso sulla Chiesa che viene posta in evidenza dalla Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa[1]. Si tratta dell’affermazione di consenso n° 12, nella quale vien posto in evidenza come cattolici e luterani affermino consensualmente che:

la Chiesa compiendo la propria missione nella storia umana, partecipa all’azione di Dio nel mondo, attraverso l’evangelizzazione, il culto, il servizio reso all’umanità e l’azione tesa alla salvaguardia del creato.

Quest’affermazione passa in realtà a considerare un piano diverso, quello della funzione pubblica della comunità ecclesiale in relazione alla comunità degli uomini e della natura autentica della sua testimonianza. Su questi aspetti i documenti di dialogo tra luterani e cattolici si sono espressi ampiamente.
Il documento Chiesa e giustificazione (1993) pone in evidenza come luterani e cattolici consensualmente riconoscano come lo scopo ultimo della Chiesa consista nel contribuire alla costruzione del regno eterno di giustizia, pace e amore che Dio instaurerà. Dio, attraverso un’azione di grazia, ha scelto e stabilito che, entro e al servizio dell’umanità, la Chiesa sia la realtà che proclama il Vangelo a ogni persona, rende culto a Dio e fa conoscere Cristo con la cura e il servizio agli altri[2].
Sempre lo stesso documento Chiesa e giustificazione delinea anche altre interessanti aree di consenso sulla missione della Chiesa. Emerge infatti che luterani e cattolici concordano nell’affermare che:

«la missione della Chiesa di proclamare il Vangelo e di servire l’umanità è una vera, anche se limitata, partecipazione all’azione di Dio nel mondo per la realizzazione del suo piano di creatore, redentore e santificatore» (Chiesa e giustificazione, 256).

e concordano ancora:

«sulla priorità da dare al Vangelo, sul significato centrale della predicazione e della celebrazione della grazia di Dio nel culto e sul dovere del servizio a tutta l’umanità. Essi concordano anche sul fatto che martyrìa, leiturgìa e diakonìa (testimonianza, liturgìa e servizio agli uomini) sono affidate all’intero popolo di Dio» (Chiesa e giustificazione, 277).

In realtà quest’ultima attestazione di consenso comprende una citazione pressoché testuale di un precedente documento internazionale di dialogo del 1982 (Il ministero pastorale della Chiesa, 13), che già un decennio prima si era espresso sul tema.
Chiesa e giustificazione pone anche in evidenza l’impegno missionario, mostrando come il Vangelo della misericordia e della riconciliazione richiede a quanti lo hanno ascoltato e accolto di portarlo a quelli che non ancora avuto l’opportunità di ascoltarlo e di accoglierlo nella propria vita.

«Dobbiamo essere pervasi da una certa inquietudine, quando pensiamo a coloro che dimenticano la buona novella di Dio o che si sono da essa estraniati. Cattolici e luterani devono realizzare insieme la loro comune vocazione missionaria al sèguito di Gesù Cristo. Essi devono confrontarsi insieme con le sfide di un continuo rinnovamento delle loro Chiese sotto l’influsso dello Spirito Santo, in modo da poter diventare sempre più autenticamente strumenti solidali del piano di salvezza di Dio per il mondo» (Chiesa e giustificazione, 248).

Chiesa e giustificazione ha anche dedicato grande attenzione alla centralità del culto, nella certezza che la Chiesa sulla terra è chiamata a unirsi nella lode e nell’intercessione. Attraverso l’azione del culto entriamo in relazione con i cristiani di ogni epoca. Ed è proprio nel nucleo dell’atto cultuale cristiano che la fede viene suscitata e alimentata mediante la vita sacramentale e la proclamazione del Vangelo.

«Quando ci riuniamo per confessare i nostri peccati, ascoltare la Parola salvifica di Dio, ricordare le sue grandi azioni, cantare inni e canti, pregare Dio nell’intercessione perché dia a tutti la sua benedizione e celebrare l’eucarestìa, siamo nel vero senso della parola un popolo di fede. Questo è il nostro vero compito come Chiesa e noi ci sentiamo responsabili di offrire al nostro Creatore e Salvatore, in nome di tutte le creature, attraverso il nostro Signore Cristo, l’adorazione e la lode» (Chiesa e giustificazione, 284).

Chiesa e giustificazione non ha mancato poi di evidenziare che è missione della Chiesa sulla terra anche quella di servire l’umanità e tutto il creato. E lo fa in particolare in due punti del documento. Una prima volta richiamando:

«come singoli cristiani e come comunità, siamo strumenti di Dio al servizio della misericordia e della giustizia nel mondo» (Chiesa e giustificazione, 285).

Lo ricorda una seconda volta, allorché fa riferimento all’esigenza di percorrere il sentiero dell’obbedienza a Cristo e rammentando come egli abbia preso la forma del servo (cf. Fil. 2,17), il documento sottolinea come noi cristiani siamo chiamati al servizio contribuendo alla salvaguardia del creato e al benessere del mondo:

«Quando i cristiani si preoccupano, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, della guarigione, della difesa e della promozione della dignità dell’uomo, di un uso rispettoso delle risorse della creazione, del consolidamento dell’unità sociale, del rispetto della verità sociale e dell’approfondimento della coscienza della comune responsabilità, essi sono al servizio dell’amore del Creatore per il mondo» (Chiesa e giustificazione, 286).

Chiesa e giustificazione, tuttavìa, non si ferma qui e tiene a chiarire che l’impegno dei cristiani al servizio dell’umanità e del mondo comprende la difesa e la promozione della dignità umana e dei diritti inviolabili dell’uomo, il libero e generoso dono di un aiuto in contesti di particolare sofferenza, e il coinvolgimento in progetti di ampio respiro che puntano al superamento di condizioni di grave miseria[3]. E conclude che i cristiani, al di là delle specifiche chiamate personali e dei varî campi di attività ove ciascuno si ritrova, sono tutti spinti dalla Parola del Signore a dare il proprio apporto generoso:

«in tutti i campi della vita sociale -politica, educazione e formazione, salute, scienza, cultura e mezzi di comunicazione sociale - a promuovere una vita degna e timorata di Dio» (Chiesa e giustificazione, 289).

A sua volta il documento del 2000, frutto del dialogo sviluppato in àmbito tedesco, Communio sanctorum, ha rappresentato la Chiesa come segno e strumento di salvezza, evidenziando anche due chiarificazioni condivise:

«Durante tutta la sua esistenza la Chiesa è segno della volontà salvifica di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tim. 2,4)»

e:

«La Chiesa resta sempre sottoposta al Signore e la sua salvezza resta un dono di Dio anche nell’azione della Chiesa» (Communio sanctorum, 89).

Queste due chiarificazioni pongono in luce due aspetti, abitualmente ritenuti oggetto di controversia, sui quali invece si è conseguito un sostanziale consenso. Si tratta, da un lato, del riconoscimento che la realtà terrena della comunità ecclesiale costituisce un segno reale e concreto della volontà salvifica di Dio, capace di rendere visibile e percepibile a tutti il desiderio di Dio che ogni uomo possa salvarsi e giungere alla conoscenza della verità. D’altronde questa funzione salvifica della Chiesa, non è un privilegio di potere, non è ‘un merito delle opere’ della comunità credente, ma una funzione esercitata in una logica di piena subordinazione alla volontà di Dio e di servizio all’umanità. La salvezza offerta agli uomini, anche quando è veicolata dall’azione concreta della Chiesa terrena, è comunque un dono di Dio e non un frutto dell’azione umana.
Il documento Communio sanctorum, che, è bene ricordare, venne portato a termine nel 2000, alla vigilia della sottoscrizione della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, ha anche richiamato l’attualità e l’urgenza missionaria di una testimonianza luterano-cattolica comune sul messaggio della giustificazione:

«Quanto più cresce la confusione creata dalla varietà delle offerte religiose e pseudo-religiose nel nostro mondo, tanto più diventa importante che le nostre Chiese testimonino pubblicamente insieme l’amore di Dio per ogni uomo. Quanto più si diffonde nella vita della nostra società un clima di sfiducia degli uni verso gli altri, tanto più gioverà a molti uomini insicuri e alla ricerca di punti di appoggio e di aiuto la comune testimonianza resa dai cristiani, nella certezza personale della fede, all’immutabile e illimitata fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza» (Communio sanctorum, 119).

I temi sin qui incontrati sono stati anche ampiamente riecheggiati in un àmbito di dialogo più ampio, quale quello condotto dalla Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese. È il caso, per esempio, del documento La Chiesa: verso una visione comune, che, al n. 24, afferma che la Chiesa serve il progetto di Dio di riunire l’umanità e tutta la creazione sotto la signorìa di Cristo, e, al tempo stesso, rende manifesta a tutti gli uomini la misericordia di Dio. Ai successivi nn. 58 e 59 si richiama altresì come la Chiesa sia voluta da Dio, non per se stessa, ma per servire il piano divino inteso alla trasformazione del mondo mediante l’evangelizzazione e la promozione della giustizia e della pace. Infine, ai nn. 64-66, vengono poste in luce le azioni della Chiesa nella società[4].

Facciamo adesso uno sforzo per riepilogare i contenuti più significativi che abbiamo rintracciato nei varî documenti che abbiamo ripercorso nell’analisi dell’affermazione n. 12:
     -   Compito fondamentale della Chiesa terrena è quello di contribuire all’instaurazione del regno di Dio.
     -  Per grazia, la Chiesa è stata costituita come la realtà, che, tra gli uomini e per gli uomini, è chiamata:
-          a proclamare il Vangelo a ogni uomo e a ogni donna;
-          a rendere culto a Dio;
-          a far conoscere Cristo grazie all’opera di cura e di servizio agli altri.
    - Questa missione terrena della Chiesa, pur nella sua parzialità e incompletezza, costituisce un’autentica partecipazione all’opera di Dio nel mondo per il compimento del suo piano di creazione, redenzione e santificazione.
     -  Da ciò emerge la centralità e la priorità del triplice compito affidato alla Chiesa: testimonianza, liturgìa, servizio agli altri.
      -    E questo è un compito che è affidato all’intero popolo di Dio.
     - Il Vangelo chiama, quanti scelgono di accoglierlo, a portarlo anche a coloro che ancora non lo conoscono o che ancora non l’hanno accolto.
      - Ciò richiede un continuo sforzo delle Chiese a rinnovarsi sotto la guida dello Spirito santo per essere sempre più docili, efficaci e solidali strumenti del piano di salvezza.
      -  Il culto riveste nella vita della comunità ecclesiale un ruolo centrale, per una serie di ragioni:
-          esso, infatti, esprime l’unità della Chiesa nella lode, nell’adorazione e nell’intercessione;
-          pone in relazione la Chiesa di oggi con la Chiesa di ogni epoca e di ogni luogo;
-          suscita e alimenta la fede attraverso la proclamazione del Vangelo e la vita sacramentale;
-         quando le comunità si riuniscono per confessare i peccati, ascoltare la Parola, ricordare le grandi azioni divine, cantare inni, pregare per implorare la benedizione divina sugli altri, celebrare l’eucarestìa, esse sono nel vero senso un popolo di fede.
     - Compito della Chiesa è dunque quello di offrire a Dio creatore e salvatore, in nome di tutte le creatore, mediante il Signore Gesù, l’adorazione e la lode.
      -  Ma è missione della Chiesa sulla terra anche quella di servire l’umanità e tutto il creato, rendendosi come singoli e come comunità, strumenti di Dio al servizio della misericordia e della giustizia nel mondo, imboccando il sentiero dell’obbedienza e ponendosi alla scuola di Gesù, che scelse di prendere la forma del servo (cf. Fil. 2,17).
     - I cristiani, proprio per il loro essere al servizio dell’amore del Creatore del mondo, sono, pertanto, tenuti a preoccuparsi, insieme a tutti gli uomini di buon a volontà sia della difesa e della promozione della dignità umana, sia di un uso rispettoso delle risorse della creazione, del consolidamento dell’unità sociale, del rispetto della verità sociale e anche di operare affinché progredisca nell’umanità la coscienza della comune responsabilità.
      - Da qui deriva anche la consapevolezza che l’impegno a servizio dell’umanità comprende anche il coinvolgimento in progetti di ampio respiro intesi a superare condizioni di grave miseria.
      - Allora, la Chiesa è sulla terra segno della volontà salvifica di Dio, ma essa resta sempre sottoposta al Signore.
     -  La salvezza offerta agli uomini resta un dono di Dio, anche quando è corroborata dall’azione terrena della Chiesa.
     - Luterani e cattolici sono infine concordemente convinti dell’attualità e dell’urgenza missionaria di una testimonianza comune sul messaggio della giustificazione, che, nella certezza personale e comunitaria della fede, riconosce l’immutabile e illimitata fedeltà di Dio alla sue promesse di salvezza.

Se consideriamo con attenzione i punti di consenso che sono stati testé richiamati, se li soppesiamo con attenzione approfondendone il significato di fede e lo spessore teologico, possiamo renderci conto della consistenza del cammino compiuto. È vero che negli aspetti posti in luce dall’affermazione n. 12, sulla quale stiamo riflettendo, a differenza, almeno in parte, di quelli considerati nelle affermazioni precedenti, entrano in gioco alcune delle tematiche più tradizionali del dialogo ecumenico. Il tema dell’urgenza missionaria è infatti storicamente riconosciuto come la molla che, tra la fine del secolo 19° e l’inizio del 20°, ha dato l’avvìo al movimento ecumenico. A spingere a compiere i primi passi di dialogo e di reciproca comprensione, dopo secoli di contrapposizione e controversie, fu infatti la presa di coscienza dell’intrinseca contraddizione insita nell’ annunciare in terra di missione, da divisi e persino da contrapposti, la stessa buona novella dell’irruzione nella storia del regno di Dio, portata all’umanità da Gesù Cristo, umile falegname, che nel 1° secolo calcò i sentieri polverosi della Galilèa, della Giudèa e della Samarìa.

Con questa riflessione siamo giunti al termine di una prima parte del nostro lavoro di analisi. In queste prime 12 affermazioni abbiamo potuto riscontrare l’ampiezza del consenso conseguito da luterani e cattolici sulla comprensione della realtà della Chiesa. Se proviamo a confrontare i temi, che abbiamo trattato nelle riflessioni che siamo venuti operando in queste settimane, con quelli che possiamo rintracciare un comune manuale di ecclesiologìa, possiamo constatare che essi coprono una parte significativa degli argomenti che, di solito, si ritrovano in un testo di tal genere. E questo non è senza significato. Certamente persistono delle differenze e dei dissensi permangono. Mi chiedo, tuttavìa, se tali differenze, anziché essere considerate fattori di divisione possano presto divenire ricchezze di una diversità riconciliata.
Dalla prossima riflessione inizieremo ad approfondire un altro tema, quello del “ministero”, che, in cinque secoli di divisione, ha rappresentato, e, in parte, ancora rappresenta un argomento di divisione e contrapposizione. Il dialogo, anche su di esso, ha ritrovato tanti punti di consenso. Ne parleremo in dettaglio.

Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 25 giugno 2017


[1] - Commissione per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana, Chiesa e giustificazione, 243.
[3] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana, Chiesa e giustificazione, 287-288.
[4] - Consiglio ecumenico delle Chiese : Commissione Fede e costituzione, La Chiesa: verso una visione comune, 24.58-59.64-66.

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