domenica 4 giugno 2017

CATTOLICI E LUTERANI: LA CHIESA TERRENA È IN CAMMINO E IN ATTESA DELL’UNIONE DEFINITIVA IN DIO



Facciamo un altro passo avanti nello studio della Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa[1], soffermandoci sull’affermazione di consenso n° 11, nella quale si sottolinea che luterani e cattolici concordano nell’affermare che:

la Chiesa sulla terra è una realtà che anticipa, è in cammino e in attesa di raggiungere la sua destinazione finale nella riunione definitiva del suo popolo nella sua interezza da parte di Dio,  quando Cristo ritorna e quando lo Spirito Santo completa il lavoro della santificazione.

Quando abbiamo analizzato l’affermazione di consenso n° 1, abbiamo verificato come sia i cattolici che i luterani oggi condividano l’uso, per designare la comunità ecclesiale, di ricorrere ad alcune comuni «immagini basilari», quali quelle di «popolo di Dio in cammino», «corpo di Cristo» e «tempio dello Spirito». Ora possiamo invece renderci conto come ognuna di tali immagini attraverso le quali la Chiesa viene mostrata in rapporto con le tre persone della Trinità divina, in realtà rimandi alla futura realizzazione di realtà di fede delle quali, oggi, la Chiesa nella storia umana è un’anticipazione o una prolessi. Col termine prolessi s’intende una realtà storica attuale che incarna e prefigura, in forma imperfetta, ma pienamente concreta una realtà che sarà piena solo nel futuro.
Questa consapevolezza della Chiesa come concreta realtà, ma allo stesso tempo reale anticipazione di una comunione trans-storica con le tre persone della Trinità (Padre, Figlio e Spirito) e con le generazioni dei santi credenti che ci hanno preceduti. Sia nella comprensione luterana che in quella cattolica è pienamente condivisa l’impazienza del popolo di Dio nello scorgere il momento del compimento del pellegrinaggio terreno, nell’ultimo giorno, nel convenire in Dio di tutti i redenti.
Cattolici e luterani sono altresì convinti che i membri del corpo di Cristo sono portatori della speranza del ritorno glorioso del Cristo per essere costituito come capo della finale comunione dei santi. Il dono dello Spirito che abbiamo ricevuto con la fede in Cristo, è un autentico atto di santificazione, ma allo stesso tempo è ancora un atto non pieno, è compresa sulla base di testi paolini quali Rm. 8,23, 2Cor. 1,21-22 e 5,5, Ef. 1,14, come un «un primo frutto», una «primizia», una «caparra» della santità in quello che sarà il compimento escatologico.

«Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm. 8,23).

«È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor. 2,21-22).

«E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito» (2Cor. 5,5).

«il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria» (Ef. 1,14).

I contenuti di questo consenso sono chiaramente espressi nei documenti Chiesa e giustificazione[2], Communio sanctorum[3] e La speranza della vita eterna[4].
I testi richiamati sono la chiara testimonianza del livello di consenso conseguito sulla comprensione della comunità ecclesiale che, qui sulla terra, è già in senso proprio e autentico partecipazione (koinonìa) ai doni dello Spirito e alla speranza della salvezza, radicati nell’esperienza di vita comunitaria e dell’incontro con la misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma purtuttavia sperimentate in forma frammentaria e incompleta. Esse nei fedeli sono ragione di speranza e di gioia, ma sono un’anticipazione e generano un vivo desiderio e un profondo anelito a che esse si compiano pienamente nel regno finale di Dio, quando il Dio uno e trino sarà «tutto in tutti», nella comune comprensione del messaggio di Paolo nella Prima lettera ai Corinzi:

«Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor. 15,24-28).

«che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!» (1Cor. 1,7-9).

Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 4 giugno 2017


[1] - Commissione per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana, Chiesa e giustificazione, 72-73.
[3] - Gruppo di lavoro bilaterale della Conferenza episcopale tedesca e della direzione della Chiesa evangelica luterana unita di Germania, Communio sanctorum : la Chiesa come comunione dei santi, (2000), 203.
[4] - La speranza della vita eterna, (2010), 15-19.

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