Facciamo un altro passo avanti nello studio della Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero
ed eucarestìa[1],
soffermandoci sull’affermazione di consenso n° 11, nella quale si sottolinea
che luterani e cattolici concordano nell’affermare che:
la Chiesa
sulla terra è una realtà che anticipa, è in cammino e in attesa di raggiungere
la sua destinazione finale nella riunione definitiva del suo popolo nella sua
interezza da parte di Dio, quando Cristo
ritorna e quando lo Spirito Santo completa il lavoro della santificazione.
Quando abbiamo analizzato l’affermazione di consenso n° 1,
abbiamo verificato come sia i cattolici che i luterani oggi condividano l’uso,
per designare la comunità ecclesiale, di ricorrere ad alcune comuni «immagini basilari»,
quali quelle di «popolo di Dio in cammino», «corpo di Cristo» e «tempio dello
Spirito». Ora possiamo invece renderci conto come ognuna di tali immagini
attraverso le quali la Chiesa viene mostrata in rapporto con le tre persone
della Trinità divina, in realtà rimandi alla futura realizzazione di realtà di
fede delle quali, oggi, la Chiesa nella storia umana è un’anticipazione o una
prolessi. Col termine prolessi s’intende una realtà storica attuale che incarna
e prefigura, in forma imperfetta, ma pienamente concreta una realtà che sarà
piena solo nel futuro.
Questa consapevolezza della Chiesa come concreta realtà, ma
allo stesso tempo reale anticipazione di una comunione trans-storica con le tre
persone della Trinità (Padre, Figlio e Spirito) e con le generazioni dei santi
credenti che ci hanno preceduti. Sia nella comprensione luterana che in quella
cattolica è pienamente condivisa l’impazienza del popolo di Dio nello scorgere
il momento del compimento del pellegrinaggio terreno, nell’ultimo giorno, nel convenire
in Dio di tutti i redenti.
Cattolici e luterani sono altresì convinti che i membri del
corpo di Cristo sono portatori della speranza del ritorno glorioso del Cristo
per essere costituito come capo della finale comunione dei santi. Il dono dello
Spirito che abbiamo ricevuto con la fede in Cristo, è un autentico atto di
santificazione, ma allo stesso tempo è ancora un atto non pieno, è compresa
sulla base di testi paolini quali Rm. 8,23, 2Cor. 1,21-22 e 5,5, Ef. 1,14, come
un «un primo frutto», una «primizia», una «caparra» della santità in quello che
sarà il compimento escatologico.
«Non solo, ma anche
noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando
l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm. 8,23).
«È Dio stesso che ci
conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso
il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor. 2,21-22).
«E chi ci ha fatti
proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito» (2Cor. 5,5).
«il quale è caparra
della nostra eredità,
in attesa della
completa redenzione
di coloro che Dio si è
acquistato a lode della sua gloria» (Ef.
1,14).
I contenuti di questo consenso sono chiaramente espressi nei
documenti Chiesa e giustificazione[2],
Communio sanctorum[3]
e La speranza della vita eterna[4].
I testi richiamati sono la chiara testimonianza del livello
di consenso conseguito sulla comprensione della comunità ecclesiale che, qui
sulla terra, è già in senso proprio e autentico partecipazione (koinonìa) ai doni dello Spirito e alla
speranza della salvezza, radicati nell’esperienza di vita comunitaria e
dell’incontro con la misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
ma purtuttavia sperimentate in forma frammentaria e incompleta. Esse nei fedeli
sono ragione di speranza e di gioia, ma sono un’anticipazione e generano un
vivo desiderio e un profondo anelito a che esse si compiano pienamente nel
regno finale di Dio, quando il Dio uno e trino sarà «tutto in tutti», nella
comune comprensione del messaggio di Paolo nella Prima lettera ai Corinzi:
«Poi sarà la fine,
quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni
Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché
non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo
nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i
suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro
che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto
gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che
gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor. 15,24-28).
«che non manca più alcun carisma a voi, che
aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà
saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.
Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il
Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!» (1Cor. 1,7-9).
Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 4 giugno 2017
[1] - Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in
«Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana,
Chiesa e giustificazione, 72-73.
[3] - Gruppo di lavoro bilaterale della Conferenza episcopale tedesca e
della direzione della Chiesa evangelica luterana unita di Germania, Communio sanctorum : la Chiesa come
comunione dei santi, (2000), 203.
[4] - La speranza della vita eterna, (2010), 15-19.
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