domenica 3 settembre 2017

CATTOLICI E LUTERANI: SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI E MINISTERO ORDINATO




Riprendiamo il nostro itinerario di analisi della Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa[1], avvicinandoci al primo tema di consenso relativo all’àmbito del “ministero”, che viene espresso nell’affermazione n. 14, che pone in evidenza come luterani e cattolici oggi concordino ampiamente su due punti:

- che tutti i battezzati che credono in Cristo partecipano al sacerdozio di Cristo;

e che:

- il sacerdozio comune di tutti i battezzati e lo speciale ministero ordinato si valorizzano a vicenda.


Il documento internazionale di dialogo del 1981, Il ministero pastorale della Chiesa, aveva già sostenuto che:

«martyrìa, leiturgìa e diakonìa (testimonianza, liturgìa e servizio degli esseri umani) sono affidate all’intero popolo di Dio […] Mediante il battesimo tutti costituiscono l’unico popolo sacerdotale di Dio (1Pt. 2,5.9; Ap. 1,6; 5,10)» (Il ministero pastorale della Chiesa, 15)[2].

A partire da alcuni testi significativi del Secondo Testamento il dialogo luterano cattolico rintraccia la fondazione dei lineamenti sacerdotali del popolo di Dio. È il caso in primo luogo della Prima lettera di Pietro, nella quale si sottolinea che:

«quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo […] Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,5.9).

Un secondo riferimento è fornito in due luoghi dell’Apocalisse:

«[A Colui] … che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen» (Ap. 1,6).

«[Tu]… hai fatto di loro, per il nostro Dio,
un regno e sacerdoti,
e regneranno sopra la terra» (Ap. 5,10).

Su questo chiaro fondamento biblico si fonda il consenso sulla realtà in base alla quale i credenti attingono alla funzione sacerdotale che ha la sua piena espressione nell’umanità di Cristo. A partire da questa fonte, la salvezza può propagarsi alle genti di ogni razza, colore, cultura ed epoca. Attraverso il battesimo i credenti divengono, infatti, dimora dello Spirito e sono chiamati attraverso la propria presenza tra gli uomini a far conoscere i prodigî compiuti da colui che li ha convocati e illuminati.
La dimensione sacerdotale, riconosciuta come un carattere comune di tutti i fedeli, ha rappresentato tuttavìa nel tempo un dato di divisione, allorché si va cercare di comprendere la natura della sua relazione con la dimensione sacerdotale peculiare affidata a persone alle quali viene affidato un particolare servizio nella chiesa.
Con la richiamata affermazione, con la quale, si sottolinea che «il sacerdozio comune di tutti i battezzati e lo speciale ministero ordinato si valorizzano a vicenda», si istituisce una relazione condivisa di reciproco perfezionamento tra le due dimensioni sacerdotali. Questo elemento di consenso costituisce un notevole passo avanti, compiuto grazie alle attività di dialogo.
In effetti queste hanno permesso di riconoscere come nelle due chiese la consapevolezza della vocazione dell’intero popolo di Dio, sia stata talora trascurata, tuttavìa, i comuni approfondimenti realizzati in questi anni hanno permesso di comprendere quanto la sua comprensione risulti essenziale sia per la teologìa della Chiesa, sia per la teologìa del ministero, sino a poter consensualmente affermare:

«la dottrina del sacerdozio comune di tutti i battezzati e del carattere di servizio dei ministeri nella Chiesa e per la Chiesa costituisce attualmente per luterani e cattolici un punto di partenza comune» (Il ministero pastorale nella Chiesa, 15)[3].

Che, oggi, luterani e cattolici riconoscano congiuntamente l’assenza di competizione tra la dimensione del sacerdozio comune di tutti i fedeli e quella del sacerdozio esercitato da persone alle quali viene affidata una specifica funzione nella comunità è, poi, stato ribadito anche in altri documenti, come, per esempio, L’apostolicità della Chiesa, del 2006:

«Il ministero speciale è precisamente servizio al sacerdozio comune di tutti […], cosicché i fedeli possono, ciascuno al suo proprio posto, essere sacerdoti nel senso del sacerdozio universale e assolvere la missione della Chiesa in quel posto» (L’apostolicità della Chiesa, 275)[4].

Quindi, correttamente intesa:

«esiste una relazione di riferimento differenziato fra i compiti specifici del sacerdozio generale di tutti i battezzati e del ministero ordinato» (L’apostolicità della Chiesa, 254)[5].

L’approfondimento condotto sulla dimensione sacerdotale del popolo di Dio e sul fondamento biblico del tema, ha permesso di compiere progressi impensabili sull’aspetto del ministero. Se si tien conto che in merito alla comprensione del ministero ordinato sussiste ancora oggi una differenza notevole tra le due confessioni. Basti aver presente che ad noi cattolici riconosciamo una piena dimensione sacramentale, non condivisa dai fratelli luterani, che comunque riconoscono il valore e la funzione del ministero di persone dèdite al servizio della comunità. L’ulteriore approfondimento comune del valore della dimensione sacerdotale della vocazione di tutti e di ciascuno dei credenti, costituisce senz’altro la via privilegiata su cui perseverare, che non mancherà di dare frutti positivi in futuro. 

Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 3 settembre 2017


[1] - Commissione per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana – evangelica luterana, Il ministero pastorale nella Chiesa,1981, 15.
[3] - Commissione congiunta cattolica romana – evangelica luterana, Il ministero pastorale nella Chiesa,1981, 15.
[4] - Commissione luterana-cattolica sull’unità, L’apostolicità della Chiesa, 2006, 275.
[5] - Commissione luterana-cattolica sull’unità, L’apostolicità della Chiesa, 2006, 254.

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