Riprendiamo il nostro itinerario di analisi della Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero
ed eucarestìa[1],
avvicinandoci al primo tema di consenso relativo all’àmbito del “ministero”,
che viene espresso nell’affermazione n. 14, che pone in evidenza come luterani
e cattolici oggi concordino ampiamente su due punti:
-
che tutti i battezzati che credono in Cristo partecipano al sacerdozio di
Cristo;
e che:
- il
sacerdozio comune di tutti i battezzati e lo speciale ministero ordinato si
valorizzano a vicenda.
Il
documento internazionale di dialogo del 1981, Il ministero pastorale della Chiesa, aveva già sostenuto che:
«martyrìa,
leiturgìa e diakonìa (testimonianza, liturgìa e servizio degli esseri umani)
sono affidate all’intero popolo di Dio […] Mediante il battesimo tutti
costituiscono l’unico popolo sacerdotale di Dio (1Pt. 2,5.9; Ap. 1,6; 5,10)» (Il ministero
pastorale della Chiesa, 15)[2].
A
partire da alcuni testi significativi del Secondo Testamento il dialogo
luterano cattolico rintraccia la fondazione dei lineamenti sacerdotali del
popolo di Dio. È il caso in primo luogo della Prima lettera di Pietro, nella quale si sottolinea che:
«quali pietre vive siete costruiti anche voi
come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici
spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo […] Voi invece siete stirpe
eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché
proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua
luce meravigliosa» (1Pt 2,5.9).
Un
secondo riferimento è fornito in due luoghi dell’Apocalisse:
«[A Colui] … che ha fatto di noi un regno,
sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei
secoli. Amen» (Ap. 1,6).
«[Tu]… hai fatto di loro, per il nostro Dio,
un regno e sacerdoti,
e regneranno sopra la terra» (Ap. 5,10).
Su
questo chiaro fondamento biblico si fonda il consenso sulla realtà in base alla
quale i credenti attingono alla funzione sacerdotale che ha la sua piena
espressione nell’umanità di Cristo. A partire da questa fonte, la salvezza può
propagarsi alle genti di ogni razza, colore, cultura ed epoca. Attraverso il
battesimo i credenti divengono, infatti, dimora dello Spirito e sono chiamati
attraverso la propria presenza tra gli uomini a far conoscere i prodigî
compiuti da colui che li ha convocati e illuminati.
La
dimensione sacerdotale, riconosciuta come un carattere comune di tutti i
fedeli, ha rappresentato tuttavìa nel tempo un dato di divisione, allorché si
va cercare di comprendere la natura della sua relazione con la dimensione
sacerdotale peculiare affidata a persone alle quali viene affidato un
particolare servizio nella chiesa.
Con
la richiamata affermazione, con la quale, si sottolinea che «il sacerdozio comune
di tutti i battezzati e lo speciale ministero ordinato si valorizzano a vicenda»,
si istituisce una relazione condivisa di reciproco perfezionamento tra le due
dimensioni sacerdotali. Questo elemento di consenso costituisce un notevole
passo avanti, compiuto grazie alle attività di dialogo.
In
effetti queste hanno permesso di riconoscere come nelle due chiese la
consapevolezza della vocazione dell’intero popolo di Dio, sia stata talora
trascurata, tuttavìa, i comuni approfondimenti realizzati in questi anni hanno
permesso di comprendere quanto la sua comprensione risulti essenziale sia per
la teologìa della Chiesa, sia per la teologìa del ministero, sino a poter
consensualmente affermare:
«la dottrina del sacerdozio comune di tutti
i battezzati e del carattere di servizio dei ministeri nella Chiesa e per la
Chiesa costituisce attualmente per luterani e cattolici un punto di partenza
comune» (Il ministero pastorale nella Chiesa, 15)[3].
Che,
oggi, luterani e cattolici riconoscano congiuntamente l’assenza di competizione
tra la dimensione del sacerdozio comune di tutti i fedeli e quella del
sacerdozio esercitato da persone alle quali viene affidata una specifica
funzione nella comunità è, poi, stato ribadito anche in altri documenti, come,
per esempio, L’apostolicità della Chiesa,
del 2006:
«Il
ministero speciale è precisamente servizio al sacerdozio comune di tutti […], cosicché
i fedeli possono, ciascuno al suo proprio posto, essere sacerdoti nel senso del
sacerdozio universale e assolvere la missione della Chiesa in quel posto» (L’apostolicità della Chiesa, 275)[4].
Quindi, correttamente intesa:
«esiste una
relazione di riferimento differenziato fra i compiti specifici del sacerdozio
generale di tutti i battezzati e del ministero ordinato» (L’apostolicità della Chiesa, 254)[5].
L’approfondimento condotto sulla dimensione sacerdotale del
popolo di Dio e sul fondamento biblico del tema, ha permesso di compiere
progressi impensabili sull’aspetto del ministero. Se si tien conto che in
merito alla comprensione del ministero ordinato sussiste ancora oggi una
differenza notevole tra le due confessioni. Basti aver presente che ad noi cattolici
riconosciamo una piena dimensione sacramentale, non condivisa dai fratelli
luterani, che comunque riconoscono il valore e la funzione del ministero di
persone dèdite al servizio della comunità. L’ulteriore approfondimento comune
del valore della dimensione sacerdotale della vocazione di tutti e di ciascuno
dei credenti, costituisce senz’altro la via privilegiata su cui perseverare,
che non mancherà di dare frutti positivi in futuro.
Sergio Sbragia
Vico Equense, domenica 3 settembre 2017
[1] - Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il
Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2] - Commissione congiunta cattolica romana – evangelica
luterana, Il ministero
pastorale nella Chiesa,1981, 15.
[3] - Commissione congiunta cattolica romana – evangelica luterana, Il
ministero pastorale nella Chiesa,1981, 15.
[4] - Commissione luterana-cattolica sull’unità, L’apostolicità della Chiesa, 2006, 275.
[5] - Commissione luterana-cattolica sull’unità, L’apostolicità della Chiesa, 2006, 254.
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