Dopo
alcune settimane di pausa, continuiamo la nostra riflessione sulla Dichiarazione
in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa[1],
approfondendo ancora la ricerca sul tema del “ministero”, soffermandoci su un
importante aspetto di consenso espresso nell’affermazione n. 16, che sottolinea
come luterani e cattolici oggi considerino concordemente che:
che ogni ministero è subordinato a
Cristo, che, sotto l’azione dello Spirito Santo, opera nella predicazione della
parola di Dio, nell’amministrazione dei sacramenti e nel servizio pastorale.
Quest’importante elemento di consenso
era, in realtà, già sostanzialmente emerso nel precedente documento
internazionale di dialogo Il ministero
pastorale nella Chiesa del 1982, che, riguardo alla vita della Chiesa, aveva
affermato:
«In
seno a questo popolo sacerdotale di Dio, Cristo mediante lo Spirito Santo
concede numerosi ministeri: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori
per fortificare i santi per l’opera dell’edificazione del corpo di Cristo (Ef.
4,11-12). Chiamati al servizio della riconciliazione, e avendo ricevuto in tale
qualità la parola della riconciliazione, essi sono “inviati nel nome di Cristo”
(cf. 2Cor. 5,18-20); pur non essendo signori della fede, bensì servitori della
gioia (2Cor 1,24)» (Il ministero
pastorale nella Chiesa, 14).
Questo
sostanziale consenso veniva poi ulteriormente ribadito poco più avanti nello
stesso documento che ribadiva come luterani e cattolici erano addivenuti a poter
affermare insieme che tutto il ministero è subordinato a Cristo, il quale:
«agisce
nello Spirito Santo nella proclamazione della parola di Dio,
nell’amministrazione dei sacramenti e nel servizio pastorale. In quanto è colui
che agisce attualmente, Gesù Cristo prende il ministro al suo servizio; il
ministro è solo il suo strumento, il suo organo. Gesù Cristo è l’unico e solo
sommo sacerdote della nuova alleanza» (Il ministero pastorale nella Chiesa, 21).
Questi due punti prendono le mosse dal
già considerato comune riconoscimento della Chiesa come popolo sacerdotale[2],
nel quale Gesù, in forza dello Spirito Santo, chiama tanti a una molteplicità
di ministeri (“apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori”) affinché
concorrano alla santificazione dei credenti e della Chiesa corpo di Cristo. Un
elemento di consenso che affonda le sue radici nell’insegnamento paolino. È il caso, per esempio, della Lettera agli Efesini:
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri
di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere
pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo
di edificare il corpo di Cristo (Ef. 4,11-12).
La
riflessione comune su questo brano ha portato cattolici e luterani a
riconoscere come la chiamata a essere “apostoli, profeti, evangelisti, pastori
e maestri” abbia la propria fonte in Gesù Cristo, e come queste chiamate siano
in effetti finalizzate a cooperare all’edificazione del corpo di Cristo.
La
riflessione è poi proseguita sulla Seconda
Lettera ai Corinzi:
Noi
non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori
della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi (2Cor. 1,24).
L’apostolo
Paolo, rivolto ai fedeli di Corinto, presenta il ministero svolto a loro favore
da lui e dai suoi collaboratori Timòteo e Silvano, non come un titolo di autorità
nei loro stessi confronti, ma quale una funzione al servizio della fede dei
fratelli.
Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le
cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene
da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il
ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo
in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola
della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo
nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio (2Cor. 5,17-20).
E anche
dal testo indirizzato alla comunità corinzia si evince come la funzione
ministeriale abbia la propria origine in un preciso mandato di Gesù, radicato
nell’azione riconciliatrice di Dio, che riconciliando il mondo a sé in Cristo, ha
scelto di non imputare colpe all’umanità e di affidare agli uomini il “ministero
della riconciliazione”. I ministri cristiani sono dunque “ambasciatori” della
riconciliazione con Dio.
Sergio Sbragia
sabato, 11 novembre 2017
[1] - Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino: Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il
Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[2]
- Cf. Sergio Sbragia, Cattolici e Luterani: Sacerdozio comune dei
fedeli e ministero ordinato. – in: http://sergiosbragia.blogspot.it/2017/09/cattolici-e-luterani-sacerdozio-comune.html.
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