sabato 19 marzo 2022

Oggi possono gioire solo i fabbricanti e i mercanti d’armi!

Il quotidiano proseguire dell’orrore in terra ucraina pone in chiarissima evidenza come in queste settimane si sia dischiusa una rosea prospettiva di buoni affari per l’industria degli armamenti. Quasi tutti i governi stanno decidendo un ampliamento degli investimenti e delle spese militari. Si moltiplicano le esercitazioni e le dislocazioni di armamenti. Sono solo di ieri le immagini televisive di truppe italiane impegnate in esercitazioni in zona artica (anche se dichiarate come programmate prima dello scoppio della guerra, ma dubito che avrebbero avuto l’onore degli schermi in assenza del conflitto). Vari paesi dell’Europa occidentale si sono impegnati a rifornire di armi l’Ucraina.

Sono abbastanza certo che coloro i cui guadagni derivano dall’industria degli armamenti in questi giorni si stiano sfregando le mani per le opportunità che si stanno schiudendo dinanzi ai loro occhi. La cosa mi ricorda l’episodio della gioia di alcuni imprenditori nostrani all’indomani di uno dei gravi terremoti che hanno investito il nostro paese.

L’auspicio che tutti noi naturalmente formuliamo è che tutto questo predisporre armi resti del tutto inutilizzato. Il loro uso equivarrebbe a una tragedia planetaria. Quello che dobbiamo augurarci è che tutti questi nuovi armamenti siano destinati a star fermi, ad andare in obsolescenza senza essere mai usati. È una prospettiva un po’ folle, come comprare una nuova lavatrice e non usarla per fare il bucato, ma è quanto di meglio possiamo sperare in questi giorni.

Personalmente ritengo che sia importantissimo manifestare la più ampia solidarietà nei riguardi del popolo ucraino e delle sue sofferenze. È giusto, giustissimo, predisporre aiuti umanitari, ma considero un grave errore prevedere sostegni di tipo militare. Le armi, la storia degli ultimi decenni lo dimostra ampiamente, non fermano, ma alimentano le guerre.

Anziché dare la parola alle armi, facciamo parlare la ragione! Diamo valore alle posizioni dell’ONU. È di grande importanza la votazione assembleare nella quale la stragrande maggioranza dei paesi aderenti ha condannato l’invasione dell’Ucraina. Credo che anziché gonfiare i muscoli con esercitazioni e dislocazioni di truppe, sia preferibile conferire il massimo rilievo a questo pronunciamento dell’Assemblea dell’ONU, sostenere in tutti i modi le iniziative dell’ONU, stimolarne l’assunzione di altre, anche di maggior spessore, perché la via del negoziato assuma connotati concreti e rispettosi dei diritti umani. Soffiare sul fuoco, a mio avviso, non serve, anzi rischia di essere controproducente. Fornire armi anziché aprire le vie della pace, può addirittura precluderle.

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