Una domanda banale: Cosa me ne faccio del
rimborso dell’IMU, se non c’è il lavoro?
Nell’impostazione del programma di governo,
che in queste ore è in corso, sembra in atto un braccio di ferro sul tema dell’IMU,
del rimborso di quella versata nello scorso anno e anche della sua eventuale
abolizione. Lungi da me il negare l’esigenza di porre mano a una rivisitazione
del regime fiscale sulla casa, soprattutto per alleggerirne il peso per i contribuenti
con reddito reale modesto. Ritengo tuttavìa che non sia quello il tema di
maggiore rilevanza nelle drammatiche circostanze che il paese attualmente si
trova a vivere.
Il dramma reale che oggi abbiamo di fronte
è quello del lavoro. I dati che ci vengono forniti quotidianamente dagli
strumenti di comunicazione sociale, ma ancor più la diretta esperienza
quotidiana di vita, ci pongono dinanzi alla realtà di migliaia e migliaia di
posti di lavoro persi, di innumerevoli
schiere di giovani che, nonostante le competenze, non riescono a entrare nel
mondo del lavoro, di un esercito sempre più numeroso di meno giovani (o di
quasi anziani) che non riescono a ritrovare un lavoro che hanno perso, e,
infine, per chi un lavoro lo ha ancora, al moltiplicarsi di minacce di chiusure
e licenziamenti insieme a un progressivo
e drastico attacco alle condizioni quotidiane di vita dentro e fuori il posto
di lavoro.
Eppure una politica che garantisca a tutti
(a tutti senza eccezione) la possibilità di esercitare il sacrosanto e
inviolabile diritto al lavoro (art. 1 della Costituzione repubblicana) è la
prima e unica condizione per uscire dalla crisi. Solo grazie al lavoro di tutti
è possibile porci alle spalle l’attuale crisi economica e costruire un futuro
economico equilibrato e sostenibile.
Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, si
è posto un limite temporale di diciotto mesi, al termine del quale opererà una
valutazione del lavoro svolto e del percorso compiuto. Ebbene, a tale data, il
tema primario su cui l’operato del Governo sarà valutato sarà proprio quello
del lavoro. Un giudizio positivo sarà possibile solo se ci troveremo dinanzi a
una radicale e significativa inversione di tendenza sul terreno dell’occupazione
e del lavoro. In caso contrario la valutazione non potrà che essere una sostanziale
bocciatura.
Di questo ritengo dobbiamo un po’ essere
tutti convinti. Lo dico oggi, vigilia del Primo Maggio, perché sappiamo un po’
tutti domani affermare con chiarezza la centralità del LAVORO, come
preoccupazione primaria per tutto il paese. Gli altri problemi, pur rilevanti,
cedono necessariamente il passo a questo tema decisivo.
È per questo che ritengo davvero fuorviante
la campagna mediatica di queste ore che vede il Sig. Berlusconi e il partito
PDL fare la voce grossa sull’IMU, pretendendone restituzione e abolizione, in
nome della casa quale valore identitario
fondamentale per tutti i cittadini. Qui è necessario fare adeguatamente
chiarezza: la battaglia sull’IMU non è certamente una battaglia sul diritto
alla casa per tutti, che è cosa molto diversa da quanto proposto dal Cavaliere
e dal suo partito. Definire una giusta disciplina fiscale sulla casa è un tema
certamente importante, ma non è il più urgente.
Questo tema odierno mi ricorda un po’ un modo
di dire molto diffuso nei miei anni giovanili. In parrocchia nel gruppo
giovanile si parlava delle modalità organizzative delle attività caritative e
il vice-parroco che ci animava era solito dire: «se a una persona che ha fame
regali un pesce, lo sfami per un giorno, se gli insegni a pescare, lo sfami per
tutta la vita».
Questo principio se applicato al problema
dell’IMU suona sostanzialmente così: «se una famiglia viene sollevata dal
pagamento dell’IMU riceve senz’altro un sollievo finanziario, ma se ai
componenti di quella famiglia viene data la concreta possibilità di esercitare
il diritto al lavoro, quella casa sarà nelle condizioni di vivere e prosperare,
di badare a se stessa e anche di
contribuire al benessere della comunità circostante».
Allora mi viene spontaneo formulare un invito
a tutti: concentriamoci sulle cose importanti, occupiamoci del “trave” del
lavoro, e, una volta che avremo maggiore respiro sul terreno occupazionale e
produttivo potremo occuparci del “bruscolo” (non secondario) dell’IMU.
Chiedo allora al Presidente Letta che nell’impostazione
dei lavori del governo ponga al primo posto il LAVORO per tutti, ricordando che
la Costituzione in proposito afferma solennemente:
«L'Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul “lavoro”» (art. 1).
«La Repubblica riconosce a tutti i
cittadini il diritto al “lavoro” e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, un'”attività o una funzione” che concorra al
progresso materiale o spirituale della società» (art. 4).
«La Repubblica riconosce e garantisce i
diritti inviolabili dell'uomo […] e richiede l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art. 2).
La Costituzione indica nel lavoro un valore
fondante che è inteso come “diritto primario”, ma anche come dovere, di ogni
cittadino. Prescrive altresì un impegno solenne a promuovere le condizioni per
rendere effettivo l’esercizio del diritto al lavoro e richiede a tutti l’adempimento
di doveri inderogabili di solidarietà. Di fronte all’enorme dramma del lavoro negato
a milioni di cittadini, se si guardano bene le cose e con la dovuta onestà
intellettuale, la “querelle” sull’IMU appare quanto meno fuori luogo.
Il mio invito al Presidente Enrico Letta è
allora quello di fare un appello al paese per mobilitare tutte le risorse,
tutte le competenze, tutte le idee e tutte le energie per il LAVORO.
Celebriamo allora il 1° maggio chiedendo
con forza e dignità una mobilitazione generale del paese per il LAVORO.
Concludo con un Nota Bene: Ho letto e riletto
la Costituzione, ebbene non ci crederete, non ho mai incontrato la parola IMU.
Vico Equense, martedì 30 aprile 2013
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