«Credete nel vangelo» (Mc. 1,15) : Il cammino della fede nel Vangelo secondo Marco / Ludwig Monti. – in «Rivista Biblica», 62. (2014) 4, 499-516.
La prima parola
pubblica di Gesù («il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel vangelo» - Mc. 1,15), riguarda la realtà del
credere. La sua ultima parola sulla croce («Alle tre, Gesù gridò a gran
voce: " Eloì, Eloì, lemà sabactàni? " , che significa: " Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?"» - Mc.
15,34) sfocia nel pieno abbandono fiducioso in Dio. Da questi due
estremi della vicenda pubblica di Gesù di Nàzareth secondo il Vangelo di
Marco, Ludwig Monti prende l’avvio per un’interessantissima riflessione
riguardante il credere, mostrando come la fede che Gesù chiede a noi
tutti, sia la stessa che egli vive in prima persona. Una riflessione che
ripercorre l’intera vicenda evangelica della fede di Gesù e della fede o
non fede dei suoi interlocutori. Nel saggio vengono posti in luce i
lineamenti di tale fede e della contrapposta incredulità, in particolare
la relazione decisiva sussistente tra fede e paura: da un lato la fede
come fonte di salvezza e, dall’altro l’incredulità di chi pretende di
vedere segni e prodigî. Il tutto con un’attenzione alla decisività delle
«parole della croce». Infatti, di fronte alla croce, si ha un duplice
atteggiamento. Da un lato c’è chi, richiedendo prodigî spettacolari, si
fa beffe di lui dicendo: «"Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e
crediamo!"» (Mc. 15,31b-32a). Dall’altro lato, abbiamo la fede di chi,
come il centurione, che «avendolo visto spirare in quel modo, disse:
"Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!"» (Mc. 15,39). Abbiamo così a che
fare con la fede di chi, per credere, ha bisogno di eliminare la croce,
e con la fede autentica di chi sulla croce scorge il Figlio di Dio.
Una lettura da non perdere.
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