Proseguiamo lo studio, già avviato in un precedente
contributo[1], della Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero
ed eucarestìa[2], formulata congiuntamente dalla Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti e dalla Chiesa evangelica luterana in America, affrontando la seconda
affermazione sulla quale rispetto a un profondo dissenso che ha caratterizzato
i secoli passati è venuto maturando un sostanziale consenso.
Si tratta del tema n. 2 sul quale oggi:
cattolici e luterani affermano concordemente
che la Chiesa nella sua manifestazione terrena è il frutto dell’evento Gesù
Cristo nella sua interezza, che costituisce il suo unico fondamento.
Questo consenso prende l’avvìo dalla citazione di un testo
della Prima lettera ai Corinti:
«Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare
a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho
dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E
neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra
voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera
umana?
Quando uno dice: "Io sono di
Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate
semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori,
attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha
concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché,
né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi
pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria
ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi
siete campo di Dio, edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata
data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi
costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno
può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù
Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre
preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti
quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco
proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera, che uno costruì sul
fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l'opera di
qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavìa egli si salverà, però
quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo
Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà
lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor. 3,1-17).
In realtà il riferimento diretto è riferito al v. 11 («Infatti nessuno può porre un fondamento
diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo» : 1Cor. 3,11),
ma si colloca in un contesto dove Paolo si confronta con una realtà di
divisione che si era venuta generando nella comunità cristiana di Corinto. Di
fronte alla contrapposizione tra quanti nella stessa comunità si riconoscevano nella
sua predicazione e quanti, invece, s’identificavano in quella di Apollo, Paolo tiene
a sottolineare che, tanto lui quanto Apollo, non sono altro che “servitori”
attraverso la cui azione i diversi componenti della comunità di Corinto sono
pervenuti alla fede. Uno ha piantato, l’altro ha irrigato, ma è solo Dio l’autore
della nascita e della crescita della fede nei cristiani di Corinto. Paolo e
Apollo sono solo collaboratori di Dio, quanto essi hanno costruito e
costruiscono nella Chiesa ha valore, ma questa non può avere un fondamento diverso da quello autentico,
cioè Gesù Cristo. Una volta assicurato e riconosciuto questo autentico
fondamento, il contributo di ciascun collaboratore potrà avere il suo giusto
valore («oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia… e il fuoco
proverà la qualità dell'opera di ciascuno»).
Questo comune riconoscimento del fondamento della Chiesa
in Gesù costituisce il segno di un medesimo senso di appartenenza alla medesima
realtà, pur nella diversità dei collaboratori
che hanno operato nella costruzione dell’esperienza storica delle due comunioni.
Già nel documento Chiesa
e giustificazione del 1993, rintracciamo la comune convinzione di luterani
e cattolici che la Chiesa ha la propria origine non in un singolo gesto
istitutivo di Cristo, ma nella totalità dell’evento Cristo, a partire dall’invio
del Figlio da parte di Dio Padre come redentore (cf. Gal. 4,4: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio,
nato da donna, nato sotto la Legge»), attraverso la sua nascita e
manifestazione storica, la sua azione di annuncio del regno di Dio, il
compimento di opere di misericordia, l’attività d’insegnamento, la condivisione
dei pasti con i peccatori, la chiamata e la formazione dei discepoli, l’istituzione
del pasto che fa memoria della sua morte espiatrice e soprattutto la sua morte
sulla croce e la resurrezione al terzo giorno e, infine, il suo aver inviato
quanti avevano scelto di seguirlo, una volta abilitati dall’effusione dello
Spirito, a proclamare il Vangelo e la salvezza a tutte le nazioni[3].
Non si può non notare una grande
consonanza dei temi testé richiamati da Chiesa
e giustificazione con il paragrafo 4 della Costituzione conciliare sulla divina
rivelazione Dei verbum:
Dopo aver a più riprese e in più modi,
parlato per mezzo dei profeti, Dio «alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a
noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo
eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e
spiegasse loro i segreti di Dio (cfr. Gv 1,1-18). Gesù Cristo dunque, Verbo
fatto carne, mandato come «uomo agli uomini » (3), «parla le parole di Dio» (Gv
3,34) e porta a compimento l'opera di salvezza affidatagli dal Padre (cfr. Gv
5,36; 17,4). Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv
14,9), col fatto stesso della sua
presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con
i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione
di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, compie e completa
la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è
con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci
per la vita eterna. L'economìa cristiana dunque, in quanto è l'Alleanza nuova e
definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun'altra Rivelazione
pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo
(cfr. 1 Tm 6,14 e Tt 2,13) (Dei verbum, 4).
Nel documento di dialogo formulato in àmbito tedesco nel
1984, Comunione ecclesiale nella Parola e
nel sacramento si afferma con chiarezza che cattolici e luterani concordano
nell’affermare che la Chiesa è:
- una comunione fondata da Gesù Cristo,
- una comunione di vita con Cristo nel suo corpo, quali
credenti partecipi della sua morte e resuscitati dal battesimo e dalla cena del
Signore,
- una comunione in Cristo che vive sotto la sua presenza
e influenza grazie allo Spirito Santo, tramite della sua azione e funzione di
unico maestro, sommo sacerdote e pastore[4].
Anche
questo secondo passo compiuto nell’analisi della nostra Dichiarazione in cammino, donataci dai nostri fratelli americani pone
in luce la dimensione del consenso conseguito tra le nostre due concrete
esperienze di fede, vissute entro due tradizioni diverse e molto spesso vissute
e percepite come contrapposte. E, invece, il riconoscimento di Gesù di Nàzareth
quale fondamento primario della realtà della Chiesa costituisce un elemento di
consenso di primaria rilevanza. Gesù di Nàzareth costituisce il centro d’irradiazione
dell’evento Chiesa. È sul fondamento Gesù che i tanti “collaboratori” nel solco
dell’esperienza romana e in quello dell’esperienza riformata hanno contribuito
a costruire le due comunità.
Questo
fondamento, che è Gesù di Nàzareth è l’elemento centrale e primario della
realtà Chiesa, che opera in essa mediante lo Spirito Santo ed è riconosciuto
sia dai luterani, sia dai cattolici, come unico maestro, come unica fonte d’insegnamento,
per comprendere lo spessore della sfida che, qui e ora, siamo chiamati a
raccogliere.
Ma
Gesù è anche considerato congiuntamente quale sommo sacerdote, cioè come via
privilegiata per rendere culto a Dio. L’elemento unificante capace di rendere
possibile la sintesi dell’esperienza spirituale cristiana, nella quale solo
conoscendo il Figlio si può conoscere il Padre. E, infine, luterani e cattolici
vediamo in Gesù il nostro pastore, la nostra guida, che ci conosce, che è la
porta della salvezza, che guarda con sollecitudine soprattutto a quanti sono in
difficoltà, a quanti rimangono indietro o rischiano di perdersi.
Questi
elementi che abbiamo cercato di ripercorrere, intorno a questa seconda
affermazione della Dichiarazione in cammino,
ci mostrano anch’essi la consistenza del cammino di avvicinamento compiuto.
Sulla visione della Chiesa, luterani e cattolici, mostriamo di avere molto in
comune. Certo non è tutto. Noi cattolici, per esempio, incontriamo ancora una
certa difficoltà a riconoscere la comunità luterana come una Chiesa. Su questo
punto credo sia necessario operare un grande sforzo di approfondimento,
invocando dal Signore Gesù, la luce necessaria per riconoscerci, cattolici e
luterani, come fratelli nella stessa Chiesa. Sono convinto che, proseguendo l’analisi
della Dichiarazione in cammino, troveremo
ulteriori e decisivi argomenti per perseverare sulla strada del dialogo.
Sergio Sbragia
Vico Equense, giovedì 9 marzo 2017
[1] - Cf. Sergio Sbragia, 500 anni dalla riforma luterana : occasione per un bilancio di 50 anni di dialogo e per ricercare assieme
la via della piena unità, Vico Equense, 2017 <http://sergiosbragia.blogspot.it/2017/03/500-anni-dalla-riforma-luterana.html>.
[2] - Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in
«Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.
[3] - Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana,
Chiesa e giustificazione, 10-12 e
18-33.
[4] - Gruppo di lavoro bilaterale della Conferenza episcopale tedesca e
della Chiesa evangelica luterana in Germania, Comunione ecclesiale nella Parola e nel sacramento, 2-4.
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