Dopo aver dedicato la precedente riflessione al ruolo
rivestito dalla testimonianza degli apostoli nell’esperienza ecclesiale sia
della confessione luterana che di quella cattolica, ora cercheremo di
dedicarci a un altro tema, anch’esso di notevole rilievo, proposto dalla quinta
affermazione della Dichiarazione in
cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa nella quale si pone in
luce il consenso raggiunto da luterani e cattolici nel sostenere che:
la Chiesa sul piano storico vive della
parola di Dio e ne è governata. Essa, poi, incontra la parola di Dio in Cristo,
nella parola viva del Vangelo e nelle Scritture ispirate e canoniche.
Quest’affermazione ci pone nelle condizioni di poter dire che
luterani e cattolici condividono nella propria esperienza di fede la
testimonianza:
- che Dio ha diffuso nella storia umana,
attraverso parole e azioni, un messaggio di grazia e di verità, che ha avuto il
suo culmine nella morte e nella resurrezione di Gesù Cristo;
- che, grazie alla forza dello
Spirito Santo, i testimoni della Pasqua hanno attestato la resurrezione di Gesù
Cristo, che è la Parola di grazia definitiva di Dio;
- che la testimonianza della Pasqua
costituisce la continuazione della rivelazione di Dio compiuta attraverso Mosè,
i profeti e gli scritti del Primo Testamento;
- che la rivelazione della salvezza umana
compiuta in Gesù Cristo da parte di Dio Padre, continua a essere annunciata nel
Vangelo di Cristo, che gli apostoli per primi hanno predicato e insegnato quando
hanno radunato le prime comunità di fedeli.
In proposito il già più volte richiamato documento di dialogo
internazionale L’apostolicità della Chiesa
(2006) ha sottolineato con forza che:
«Le Scritture
sono per i luterani e per i cattolici la fonte, la regola, la guida e il
criterio della correttezza e della purezza della proclamazione della Chiesa, della
sua elaborazione della dottrina e della sua pratica sacramentale e pastorale.
Infatti, nelle prime comunità formate dagli apostoli di Cristo, i libri del
Nuovo Testamento emersero, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, attraverso
la predicazione e l’insegnamento del Vangelo apostolico. Questi libri, insieme
con i libri sacri di Israele nell’Antico Testamento, devono rendere presente
per tutti i tempi la verità della parola di Dio, per formare la fede e guidare
i credenti in una vita degna del Vangelo di Cristo. Mediante il canone biblico,
la Chiesa non costituisce ma riconosce l’autorità intrinseca delle Scritture
profetiche e apostoliche. Di conseguenza, la predicazione e tutta la vita della
Chiesa deve essere alimentata e governata dalle Scritture continuamente
ascoltate e studiate. La vera interpretazione e applicazione della Scrittura conserva
l’insegnamento della Chiesa nella verità» (L’apostolicità
della Chiesa, 434).
In questo paragrafo del
documento L’apostolicità della Chiesa
incontriamo delle affermazioni di grande spessore teologico sul valore e il significato
della Scrittura nella vita di fede e nelle tradizioni ecclesiali.
La proclamazione della fede operata
dalla Chiesa, l’elaborazione dottrinale e la pratica sacramentale e pastorale,
sia nella visione luterane che in quella cattolica, trovano nelle Scritture:
a) la propria
fonte, cioè la propria origine, il luogo da cui esse scaturiscono e da cui si
alimentano in forma continua e perenne;
b) la propria regola,
nel senso che, sia i cattolici sia i luterani, individuano nelle Scritture il
luogo in cui esse ricercano gli elementi normativi della vita di fede personale
e comunitaria;
c) la propria
guida, cioè il riferimento fondamentale a cui guardare per l’orientamento di fondo
della vicenda storica della comunità ecclesiale nel confrontarsi con le esigenze
concrete d’incarnazione della fede in un particolare contesto storico e culturale;
d) il criterio della
loro correttezza e purezza, cioè la Scrittura in un certo senso, sia per i luterani
sia per i cattolici, costituisce la cartina di tornasole alla luce della quale verificare
ex ante, in itinere ed ex post, la
rispondenza reale all’autenticità della missione della Chiesa e dei richiamati elementi
dell’annuncio, dell’insegnamento e della vita pastorale e sacramentale.
L’autorevolezza a tutto tondo riconosciuta alla Scrittura impatta
nei fatti su tutta l’attività della comunità ecclesiale, e costituisce il punti
di riferimento primario a cui rivolgere la meditazione e la riflessione
personale e comunitaria per discernere e comprendere i contenuti della nostra
chiamata “qui e ora”.
Il fondamento dell’autorevolezza della Scrittura, rintracciato
concordemente nel dato storico che ha mostrato come gli scritti del Secondo
Testamento siano emersi nelle comunità radunate intorno agli apostoli, sotto
l’ispirazione dello Spirito Santo, mediante la predicazione e l’insegnamento del
Vangelo condotta dagli Apostoli. È dunque attraverso la predicazione apostolica
che gli scritti del Secondo Testamento, unitamente a quelli del Primo già sacri
per Israele, hanno assunto la funzione di rendere presente in ogni contesto la verità
della parola di Dio, per formarci nella fede e guidarci nella vita.
Incontriamo poi un’affermazione di grande rilievo sul canone
biblico, la cui funzione viene correttamente ricondotta al riconoscimento
dell’autorità intrinseca della Scrittura. Il canone, sia per i cattolici sia
per i luterani, non costituisce l’autorità della Scrittura, e, pertanto, non si
pone al di sopra di essa, ma al suo servizio, in quanto consiste in effetti lo
sforzo della comunità ecclesiale per riconoscere in essa i tratti della parola
viva di Dio. È grazie a questo riconoscimento che la predicazione e la vita ecclesiale
possono trovare alimento, orientamento e guida nelle Scritture, che vanno dunque
continuamente ascoltate e studiate. Un’autentica interpretazione e applicazione
della Scrittura nella vita della Chiesa viene infine presentata come condizione
per l’insegnamento ecclesiale per calcare in umiltà e fiducia il sentiero della
verità.
Oltre questi aspetti L’Apostolicità
della Chiesa richiama anche l’attenzione sull’esigenza per le comunità ecclesiali
di preservare in successione continua le parole della verità salvifica di Dio (2006).
E questo in funzione del mandato di annuncio del Vangelo, che la Chiesa porta avanti
in ogni contesto e di generazione in generazione. Nel compimento di questo mandato
le Chiese sono certe di essere sempre alla
presenza di Gesù Cristo.
Con questa quinta affermazione di consenso si perviene ad affrontare
un tema che storicamente è stato, a torto o a ragione, presentato come uno dei principali
pomi della discordia tra luterani e cattolici, cioè quello del diverso valore riconosciuto
alla Sacra Scrittura nelle due confessioni. Ritengo che, grazie all’attività di
dialogo, si possa considerare superata una volta per tutte la semplicistica e schematica
contrapposizione tra una Chiesa della “sola
Scriptura”, da un lato, e una Chiesa della “Tradizione”, dall’altro.
Abbiamo infatti un’affermazione concorde e senza precedenti sul
valore della Scrittura, come origine e punto di riferimento primario. Ci troviamo
anche dinanzi a un chiaro riconoscimento del valore del canone biblico, che viene
inteso come uno strumento ecclesiale per riconoscere la parola di Dio. Il canone
è quindi posto al servizio della Scrittura e non al di sopra di essa. Riveste tuttavìa
una riconosciuta funzione ecclesiale. Su questo punto possiamo verificare il conseguimento
di un consenso sul ruolo e sulla funzione ecclesiale del canone, mentre permane
una difformità circa i contenuti dei rispettivi canoni.
D’altro canto è possibile riscontrare il conseguimento anche
di significativi elementi di consenso anche su contenuti rientranti nell’àmbito
della tradizione ecclesiale. È il caso del comune riconoscimento della formazione
degli scritti del Secondo Testamento nel quadro del processo di sviluppo della missione
di annuncio e predicazione apostolica e dell’esigenza della sua conservazione nel
tempo. Ed è anche il caso del comune riconoscimento del dovere ecclesiale di preservare
di generazione in generazione la parola viva di Dio.
Ma ciò che, in definitiva, in questa quinta affermazione di consenso,
mi appare di grandissimo valore è la comune declinazione della visione dell’ispirazione
della Scrittura, come luogo ove agisce in libertà e potenza lo Spirito di Dio, che
è sempre in azione per il bene e la salvezza dell’umanità. Ritrovarci assieme, luterani
e cattolici, intorno alla sacra pagina, per leggerla, comprenderla e attuarla
nella storia, costituisce un significativo traguardo raggiunto dal dialogo
ecumenico, che c’impegna a proseguire con tenacia sul sentiero intrapreso.
Sergio Sbragia
Vico Equense, lunedì 17 aprile 2017
- Commissione
per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati
Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in
«Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.