lunedì 17 aprile 2017

CATTOLICI E LUTERANI: LA CHIESA VIVE DELLA PAROLA DI DIO




Dopo aver dedicato la precedente riflessione al ruolo rivestito dalla testimonianza degli apostoli nell’esperienza ecclesiale sia della confessione luterana che di quella cattolica[1], ora cercheremo di dedicarci a un altro tema, anch’esso di notevole rilievo, proposto dalla quinta affermazione della Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa[2] nella quale si pone in luce il consenso raggiunto da luterani e cattolici nel sostenere che:

la Chiesa sul piano storico vive della parola di Dio e ne è governata. Essa, poi, incontra la parola di Dio in Cristo, nella parola viva del Vangelo e nelle Scritture ispirate e canoniche.

Quest’affermazione ci pone nelle condizioni di poter dire che luterani e cattolici condividono nella propria esperienza di fede la testimonianza:

- che Dio ha diffuso nella storia umana, attraverso parole e azioni, un messaggio di grazia e di verità, che ha avuto il suo culmine nella morte e nella resurrezione di Gesù Cristo;

- che, grazie alla forza dello Spirito Santo, i testimoni della Pasqua hanno attestato la resurrezione di Gesù Cristo, che è la Parola di grazia definitiva di Dio[3];

- che la testimonianza della Pasqua costituisce la continuazione della rivelazione di Dio compiuta attraverso Mosè, i profeti e gli scritti del Primo Testamento[4];

- che la rivelazione della salvezza umana compiuta in Gesù Cristo da parte di Dio Padre, continua a essere annunciata nel Vangelo di Cristo, che gli apostoli per primi hanno predicato e insegnato quando hanno radunato le prime comunità di fedeli.

In proposito il già più volte richiamato documento di dialogo internazionale L’apostolicità della Chiesa (2006) ha sottolineato con forza che:

«Le Scritture sono per i luterani e per i cattolici la fonte, la regola, la guida e il criterio della correttezza e della purezza della proclamazione della Chiesa, della sua elaborazione della dottrina e della sua pratica sacramentale e pastorale. Infatti, nelle prime comunità formate dagli apostoli di Cristo, i libri del Nuovo Testamento emersero, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, attraverso la predicazione e l’insegnamento del Vangelo apostolico. Questi libri, insieme con i libri sacri di Israele nell’Antico Testamento, devono rendere presente per tutti i tempi la verità della parola di Dio, per formare la fede e guidare i credenti in una vita degna del Vangelo di Cristo. Mediante il canone biblico, la Chiesa non costituisce ma riconosce l’autorità intrinseca delle Scritture profetiche e apostoliche. Di conseguenza, la predicazione e tutta la vita della Chiesa deve essere alimentata e governata dalle Scritture continuamente ascoltate e studiate. La vera interpretazione e applicazione della Scrittura conserva l’insegnamento della Chiesa nella verità» (L’apostolicità della Chiesa, 434).

 In questo paragrafo del documento L’apostolicità della Chiesa incontriamo delle affermazioni di grande spessore teologico sul valore e il significato della Scrittura nella vita di fede e nelle tradizioni ecclesiali.

La proclamazione della fede operata dalla Chiesa, l’elaborazione dottrinale e la pratica sacramentale e pastorale, sia nella visione luterane che in quella cattolica, trovano nelle Scritture:

a) la propria fonte, cioè la propria origine, il luogo da cui esse scaturiscono e da cui si alimentano in forma continua e perenne;

b) la propria regola, nel senso che, sia i cattolici sia i luterani, individuano nelle Scritture il luogo in cui esse ricercano gli elementi normativi della vita di fede personale e comunitaria;

c) la propria guida, cioè il riferimento fondamentale a cui guardare per l’orientamento di fondo della vicenda storica della comunità ecclesiale nel confrontarsi con le esigenze concrete d’incarnazione della fede in un particolare contesto storico e culturale;

d) il criterio della loro correttezza e purezza, cioè la Scrittura in un certo senso, sia per i luterani sia per i cattolici, costituisce la cartina di tornasole alla luce della quale verificare ex ante, in itinere ed ex post, la rispondenza reale all’autenticità della missione della Chiesa e dei richiamati elementi dell’annuncio, dell’insegnamento e della vita pastorale e sacramentale.

L’autorevolezza a tutto tondo riconosciuta alla Scrittura impatta nei fatti su tutta l’attività della comunità ecclesiale, e costituisce il punti di riferimento primario a cui rivolgere la meditazione e la riflessione personale e comunitaria per discernere e comprendere i contenuti della nostra chiamata “qui e ora”.

Il fondamento dell’autorevolezza della Scrittura, rintracciato concordemente nel dato storico che ha mostrato come gli scritti del Secondo Testamento siano emersi nelle comunità radunate intorno agli apostoli, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, mediante la predicazione e l’insegnamento del Vangelo condotta dagli Apostoli. È dunque attraverso la predicazione apostolica che gli scritti del Secondo Testamento, unitamente a quelli del Primo già sacri per Israele, hanno assunto la funzione di rendere presente in ogni contesto la verità della parola di Dio, per formarci nella fede e guidarci nella vita.

Incontriamo poi un’affermazione di grande rilievo sul canone biblico, la cui funzione viene correttamente ricondotta al riconoscimento dell’autorità intrinseca della Scrittura. Il canone, sia per i cattolici sia per i luterani, non costituisce l’autorità della Scrittura, e, pertanto, non si pone al di sopra di essa, ma al suo servizio, in quanto consiste in effetti lo sforzo della comunità ecclesiale per riconoscere in essa i tratti della parola viva di Dio. È grazie a questo riconoscimento che la predicazione e la vita ecclesiale possono trovare alimento, orientamento e guida nelle Scritture, che vanno dunque continuamente ascoltate e studiate. Un’autentica interpretazione e applicazione della Scrittura nella vita della Chiesa viene infine presentata come condizione per l’insegnamento ecclesiale per calcare in umiltà e fiducia il sentiero della verità.

Oltre questi aspetti L’Apostolicità della Chiesa richiama anche l’attenzione sull’esigenza per le comunità ecclesiali di preservare in successione continua le parole della verità salvifica di Dio (2006). E questo in funzione del mandato di annuncio del Vangelo, che la Chiesa porta avanti in ogni contesto e di generazione in generazione. Nel compimento di questo mandato le Chiese sono certe di essere sempre alla presenza di Gesù Cristo.

Con questa quinta affermazione di consenso si perviene ad affrontare un tema che storicamente è stato, a torto o a ragione, presentato come uno dei principali pomi della discordia tra luterani e cattolici, cioè quello del diverso valore riconosciuto alla Sacra Scrittura nelle due confessioni. Ritengo che, grazie all’attività di dialogo, si possa considerare superata una volta per tutte la semplicistica e schematica contrapposizione tra una Chiesa della “sola Scriptura”, da un lato, e una Chiesa della “Tradizione”, dall’altro.

Abbiamo infatti un’affermazione concorde e senza precedenti sul valore della Scrittura, come origine e punto di riferimento primario. Ci troviamo anche dinanzi a un chiaro riconoscimento del valore del canone biblico, che viene inteso come uno strumento ecclesiale per riconoscere la parola di Dio. Il canone è quindi posto al servizio della Scrittura e non al di sopra di essa. Riveste tuttavìa una riconosciuta funzione ecclesiale. Su questo punto possiamo verificare il conseguimento di un consenso sul ruolo e sulla funzione ecclesiale del canone, mentre permane una difformità circa i contenuti dei rispettivi canoni.

D’altro canto è possibile riscontrare il conseguimento anche di significativi elementi di consenso anche su contenuti rientranti nell’àmbito della tradizione ecclesiale. È il caso del comune riconoscimento della formazione degli scritti del Secondo Testamento nel quadro del processo di sviluppo della missione di annuncio e predicazione apostolica e dell’esigenza della sua conservazione nel tempo. Ed è anche il caso del comune riconoscimento del dovere ecclesiale di preservare di generazione in generazione la parola viva di Dio.

Ma ciò che, in definitiva, in questa quinta affermazione di consenso, mi appare di grandissimo valore è la comune declinazione della visione dell’ispirazione della Scrittura, come luogo ove agisce in libertà e potenza lo Spirito di Dio, che è sempre in azione per il bene e la salvezza dell’umanità. Ritrovarci assieme, luterani e cattolici, intorno alla sacra pagina, per leggerla, comprenderla e attuarla nella storia, costituisce un significativo traguardo raggiunto dal dialogo ecumenico, che c’impegna a proseguire con tenacia sul sentiero intrapreso.



Sergio Sbragia

Vico Equense, lunedì 17 aprile 2017


[1] - Cf. Sergio Sbragia, Cattolici e Luterani: l’apostolicità della Chiesa si fonda sulla continuità nella fede, nell’insegnamento e nelle pratiche degli apostoli, Vico Equense, 2017, <http://sergiosbragia.blogspot.it/2017/04/cattolici-e-luterani-lapostolicita.html>.


[2] - Commissione per le questioni ecumeniche della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti - Chiesa evangelica luterana in America, Dichiarazione in cammino : Chiesa, ministero ed eucarestìa. - in «Il Regno : attualità e documenti», 61° (2016) 13, 409-456.

[3] - Commissione luterana-cattolica sull’unità, L’apostolicità della Chiesa, 2006, 432.


[4] - Concilio ecumenico Vaticano 2°, Dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate, 4; Commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana, Chiesa e giustificazione, 1999, 13.

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