martedì 19 agosto 2014

Un’autentica madre della chiesa!



«Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: "Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!". Egli rispose: "Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele". Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". "È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita» (Mt. 15,21-28).

In questo brano del Vangelo di Matteo incontriamo la figura di una grande donna. Una donna della quale purtroppo la tradizione evangelica non ci ha tramandato il nome, ma non ha mancato di lasciarci il meraviglioso resoconto del suo incontro con Gesù di Nàzareth. Un incontro che avviene su un sentiero e che parte dall’invocazione gridata della donna, che invoca l’intervento di Gesù in soccorso della propria figlia. Segue un interessante dialogo con lo stesso Gesù, che, stranamente sembra non voler intervenire nel doloroso caso umano che la donna gli ha presentato. Gesù sembra in questo caso ancora legato a una percezione localistica della propria missione, intesa come interna alla vicenda salvifica del popolo d’Israele e non sfiorata dalla maturazione della sua prospettiva universale. I discepoli, dal canto loro, intervengono a favore della richiesta della donna, ma la sensazione è piuttosto quella che la loro benevolenza sia dettata più dalla volontà di liberarsi a buon mercato del fastidio procurato della sua pressante e urlata invocazione, che non da un’effettiva immedesimazione umana nella drammaticità della  situazione.
Ma è il dialogo che qui s’innesta tra Gesù e la donna che si configura come un piccolo grande gioiello di annuncio evangelico. Gesù esordisce sostenendo, stranamente, un’argomentazione di stile intellettuale, la necessità di conferire prioritaria attenzione al dovere di garantire il cibo ai proprî figlî, rispetto a quello di sfamare i cagnolini. È l’affermazione del principio del dovere prevalente.
La donna replica, riconoscendo la validità teorica del principio affermato da Gesù, ma manifesta l’intuizione geniale dell’affascinante compatibilità della sua invocazione con la missione di Gesù. A lei sono sufficienti anche solo alcune “briciole” della grazia che il Signore dispensa lungo il suo itinerario di predicazione e annuncio.
Gesù a questo punto è conquistato dalla genialità spirituale della donna cananea: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».
A ben vedere è possibile rintracciare una sorta di parallelo con un altro episodio evangelico, quello molto famoso delle Nozze di Cana, che ci viene tramandato dal Vangelo di Giovanni (Gv. 2,1-11). Anche in quel caso, di fronte a un Gesù riluttante a operare, è un’altra donna, sua madre Maria di Nàzareth, a intervenire, a incoraggiarlo e a guidarlo maternamente nei primi passi della missione pubblica.
Nel nostro brano, a dir la verità, è proprio l’anonima donna cananea a essere il vero soggetto dell’annuncio evangelico. È lei a leggere nella concreta situazione l’autentica volontà del Signore, a intuire come la propria condizione sociale, per così dire di “serie B”, possa inserirsi nel disegno salvifico delineato da Dio per il proprio popolo.
È lei a stimolare in Gesù la comprensione della dimensione universale della propria missione, non più limitata ai confini del popolo d’Israele, ma allargata, nella più genuina tradizione profetica, al conseguimento della salvezza per tutti i popoli e per tutte le nazioni.
Gesù prontamente riconosce l’autenticità dell’atteggiamento di fede della donna, un atteggiamento audacemente posto sul piano della ricerca e della lettura dei segni della volontà di Dio nelle situazioni drammatiche di vita in cui si trova immersa.
È questo che Gesù chiede a noi suoi discepoli, non meccanici esecutori di precetti astratti, ma accaniti e attenti ricercatori della volontà di Dio “qui e ora”, tra le gioie e le lacrime delle donne e degli uomini del nostro tempo. Non pedissequi esecutori, ma audaci sperimentatori di strade e sentieri nuovi e inesplorati, pronti ogni giorno a porre con entusiasmo in gioco “il talento” che egli ci ha donato.
Allora nella schiera dei grandi padri della chiesa antica, dovremmo abituarci a inserire anche, accanto a Maria, una grande “madre della chiesa”, qual è di fatto l’anonima donna cananea, che Gesù un giorno incontrò dalle parti di Tiro e Sidòne.



Vico Equense, martedì 19 agosto 2014
Sergio Sbragia

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