Penso
alle tante vittime, al dolore delle loro famiglie, alla sofferenza di
quanti hanno perso la casa o l'attività e hanno visto le proprie vite
stravolte. Penso alla necessità di ricostruire (non nel 22° sec.) la
città e gli altri centri distrutti. Penso al dovere di assicurare
all'Abruzzo una prospettiva di sviluppo e di crescita civile e
democratica (ma questi temi sono presenti nei programmi reali delle forze politiche?).
Eppure la sollecitudine per le reali condizioni di vita delle nostre comunità civili dovrebbe essere la prima (forse più propriamente l'unica) preoccupazione di chi riveste incarichi elettivi che dovrebbero essere "di servizio" e non di "potere".
Il terremoto de L'Aquila, in forma alquanto singolare, si era ampiamente annunziato, aveva bussato a lungo alla porta. Il ministro degli interni del'epoca avrebbe potuto, con ordinanza straordinaria, disporre almeno lo sgombero preventivo della città capoluogo. Questo avrebbe permesso di evitare molte morti. Scelse di non farlo. Porta la responsabilità storica dei morti della città de L'Aquila e oggi si pavoneggia a "governatore" della Lombardia, in attesa della vetrina dell'"Expo 2015". E tutto ciò mentre alcuni stanno già pensando di trasformarne gli utili in "lingotti", lasciando ai cittadini italiani l'onere di saldarne i debiti sino al 2090.
"Expo 2015"? No, grazie.
Eppure la sollecitudine per le reali condizioni di vita delle nostre comunità civili dovrebbe essere la prima (forse più propriamente l'unica) preoccupazione di chi riveste incarichi elettivi che dovrebbero essere "di servizio" e non di "potere".
Il terremoto de L'Aquila, in forma alquanto singolare, si era ampiamente annunziato, aveva bussato a lungo alla porta. Il ministro degli interni del'epoca avrebbe potuto, con ordinanza straordinaria, disporre almeno lo sgombero preventivo della città capoluogo. Questo avrebbe permesso di evitare molte morti. Scelse di non farlo. Porta la responsabilità storica dei morti della città de L'Aquila e oggi si pavoneggia a "governatore" della Lombardia, in attesa della vetrina dell'"Expo 2015". E tutto ciò mentre alcuni stanno già pensando di trasformarne gli utili in "lingotti", lasciando ai cittadini italiani l'onere di saldarne i debiti sino al 2090.
"Expo 2015"? No, grazie.
Sergio Sbragia
sabato, 5 aprile 2014
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