mercoledì 7 ottobre 2015

La biblioteca luogo del “saper fare”?



Suggerimento di lettura

I “makerspaces” in biblioteca: una moda passeggera o accesso al futuro? / Maria Stella Rasetti. – in «Biblioteche oggi : Rivista di informazione aggiornamento e dibattito», 33. (2015) 4, 17-37.

Un saggio che merita davvero di essere letto e approfondito questo di Maria Stella Rasetti, direttrice della Biblioteca San Giorgio di Pistoia, apparso sul numero dello scorso maggio di “Biblioteche oggi”, che ipotizza, sulla base dell’esperienza avviata nella propria biblioteca, un possibile florido futuro per i “makerspaces” nelle biblioteche.
Come sappiamo i “makerspaces  sono luoghi che si stanno diffondendo in questi ultimi anni, nei quali persone con interessi comuni (quali, per esempio, l’uso del computer, la tecnologia, la scienza, l’arte digitale o elettronica, ma anche molti altri campi) possono incontrarsi, socializzare e/o collaborare. Tali luoghi possono essere considerati come laboratori comunitari aperti che incorporano elementi di officine e/o studi artistici dove le persone possono incontrarsi per condividere risorse e conoscenze per costruire cose. Molti makerspaces partecipano all'uso ed allo sviluppo di software e hardware liberi, e di media alternativi. Sono spesso fisicamente localizzati in infoshop, centri sociali, centri di istruzione per adulti o nei campus universitari, ma possono trovarsi anche in spazi industriali o depositi quando hanno bisogno di più spazio. A partire dalla realtà nordamericana anche le biblioteche sempre più spesso vanno inserendo nel portfolio dei propri servizi queste nuove strutture.
Maria Stella Rasetti, consapevole di avventurarsi su un terreno in gran parte ancora inesplorato per la nostra riflessione bibliotecaria, opera un’ampia introduzione sulla funzione educativa e di crescita umana e culturale offerta da queste nuove esperienze, che secondo diffuse opinioni possono essere il segno di un’incipiente terza rivoluzione industriale “destinata a modificare in modo radicale il nostro modo di produrre i manufatti e organizzare la nostra vita”.
La Rasetti opera anche una ricostruzione storica di queste esperienze a partire dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso, attorno alla figura di Neil Gershenfeld, che presso il Massachusetts Institute of Technology, che diede avvio a corsi accademici intitolati "Come costruire (quasi) qualsiasi cosa" proposti come opportunità a mettere in gioco la creatività personale nella costruzione di "oggetti intelligenti". Da allora le tipiche dotazioni di queste strutture sono le stampanti 3D, le tagliatrici laser, le fresatrici e i plotter da taglio a controllo numerico.
È da tenere nella dèbita considerazione anche l’attenzione riposta allo sviluppo di questo settore da parte dell’amministrazione Obama, che vede in essi un essenziale modello di sperimentazione di nuove tecniche produttive, rispettose dell’ambiente e comunitariamente sostenibili. Non solo sono addirittura stati intesi come un valido strumento di “diplomazia pubblica” atto a promuovere l’immagine della cultura statunitense nel mondo. Di qui l’incentivo da parte della diplomazia USA a promuovere la nascita in molti paesi di American corner, con l’intento di offrire opportunità per conoscere meglio e apprezzare la cultura americana, i suoi valori ispirativi, i suoi principi di riferimento.
Ed è proprio entro questa logica che è nata l’esperienza di YouLab, il makerspace sorto presso la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, che insieme Hubout Maker Lab della Piazza dei saperi di Cinisello Balsamo e all’analoga struttura nata presso la Biblioteca multimediale di Fabriano, costituisce una delle primissime sperimentazioni d’impegno della comunità bibliotecaria del nostro paese su questo terreno. Un’esperienza per molti versi pionieristica. E per questa ragione la Rasetti s’impegna in pieno, ponendo in evidenza con forza e con passione le ragioni che giustificano l’apertura delle nostre biblioteche a una tale prospettiva, a partire dalla sostanziale coerenza, in un percorso di educazione permanente, tra i processi “conoscere insieme” (tradizionalmente riconosciuto come proprio da noi bibliotecari) e del “fare insieme”.
La sfida proposta da Maria Stella Rasetti è davvero stimolante. Sarebbe giusto dedicare a essa  la dovuta attenzione. Per questo motivo consiglio di leggere con attenzione il contributo, che ho cercato di descrivere per sommi capi. A margine del saggio sono da considerare anche i tre inserti dedicati a “Maker Faire Rome: appuntamento a ottobre!” (l’imminente rassegna dedicata al settore programmata a Roma dal 16 al 18 ottobre prossimi) , a “Arduino: un successo italiano” (il kit laboratoriale made in Italy) e a “La filogenesi del makerspace e la tappa del manuale pratico” (dedicato alla guida specifica per bibliotecari proposta nella letteratura biblioteconomica da Rowman & Littlefield).
Le nostre biblioteche, oltre che luoghi di accesso pubblico e comunitario alla conoscenza, possono divenire anche luoghi dove imparare insieme a “saper fare”?

Vico Equense, mercoledì 7 ottobre 2015
Sergio Sbragia

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