I “makerspaces” in biblioteca: una moda
passeggera o accesso al futuro? / Maria Stella Rasetti. – in «Biblioteche oggi
: Rivista di informazione aggiornamento e dibattito», 33. (2015) 4, 17-37.
Un saggio che merita davvero di essere
letto e approfondito questo di Maria Stella Rasetti, direttrice della
Biblioteca San Giorgio di Pistoia, apparso sul numero dello scorso maggio di
“Biblioteche oggi”, che ipotizza, sulla base dell’esperienza avviata nella
propria biblioteca, un possibile florido futuro per i “makerspaces” nelle biblioteche.
Come sappiamo i “makerspaces” sono luoghi che
si stanno diffondendo in questi ultimi anni, nei quali persone con interessi
comuni (quali, per esempio, l’uso del computer, la tecnologia, la scienza, l’arte
digitale o elettronica, ma anche molti altri campi) possono incontrarsi,
socializzare e/o collaborare. Tali luoghi possono essere considerati come
laboratori comunitari aperti che incorporano elementi di officine e/o studi
artistici dove le persone possono incontrarsi per condividere risorse e
conoscenze per costruire cose. Molti makerspaces
partecipano all'uso ed allo sviluppo di software e hardware liberi, e di media
alternativi. Sono spesso fisicamente localizzati in infoshop, centri sociali, centri di istruzione per adulti o nei
campus universitari, ma possono trovarsi anche in spazi industriali o depositi
quando hanno bisogno di più spazio. A partire dalla realtà nordamericana anche
le biblioteche sempre più spesso vanno inserendo nel portfolio dei propri
servizi queste nuove strutture.
Maria Stella Rasetti, consapevole di
avventurarsi su un terreno in gran parte ancora inesplorato per la nostra
riflessione bibliotecaria, opera un’ampia introduzione sulla funzione educativa
e di crescita umana e culturale offerta da queste nuove esperienze, che secondo
diffuse opinioni possono essere il segno di un’incipiente terza rivoluzione
industriale “destinata a modificare in modo radicale il nostro modo di produrre
i manufatti e organizzare la nostra vita”.
La Rasetti opera anche una ricostruzione
storica di queste esperienze a partire dalla fine degli anni ’90 del secolo
scorso, attorno alla figura di Neil Gershenfeld, che presso il Massachusetts Institute
of Technology, che diede avvio a corsi accademici intitolati "Come costruire
(quasi) qualsiasi cosa" proposti come opportunità a mettere in gioco la creatività
personale nella costruzione di "oggetti intelligenti". Da allora le
tipiche dotazioni di queste strutture sono le stampanti 3D, le tagliatrici
laser, le fresatrici e i plotter da taglio a controllo numerico.
È da tenere nella dèbita considerazione
anche l’attenzione riposta allo sviluppo di questo settore da parte dell’amministrazione
Obama, che vede in essi un essenziale modello di sperimentazione di nuove
tecniche produttive, rispettose dell’ambiente e comunitariamente sostenibili.
Non solo sono addirittura stati intesi come un valido strumento di “diplomazia pubblica”
atto a promuovere l’immagine della cultura statunitense nel mondo. Di qui l’incentivo
da parte della diplomazia USA a promuovere la nascita in molti paesi di
American corner, con l’intento di offrire opportunità per conoscere meglio e apprezzare
la cultura americana, i suoi valori ispirativi, i suoi principi di riferimento.
Ed è proprio entro questa logica che è nata
l’esperienza di YouLab, il makerspace sorto presso la Biblioteca
San Giorgio di Pistoia, che insieme Hubout
Maker Lab della Piazza dei saperi
di Cinisello Balsamo e all’analoga struttura nata presso la Biblioteca multimediale
di Fabriano, costituisce una delle primissime sperimentazioni d’impegno della
comunità bibliotecaria del nostro paese su questo terreno. Un’esperienza per
molti versi pionieristica. E per questa ragione la Rasetti s’impegna in pieno,
ponendo in evidenza con forza e con passione le ragioni che giustificano l’apertura
delle nostre biblioteche a una tale prospettiva, a partire dalla sostanziale
coerenza, in un percorso di educazione permanente, tra i processi “conoscere
insieme” (tradizionalmente riconosciuto come proprio da noi bibliotecari) e del
“fare insieme”.
La sfida proposta da Maria Stella Rasetti
è davvero stimolante. Sarebbe giusto dedicare a essa la dovuta attenzione. Per questo motivo
consiglio di leggere con attenzione il contributo, che ho cercato di descrivere
per sommi capi. A margine del saggio sono da considerare anche i tre inserti
dedicati a “Maker Faire Rome: appuntamento a ottobre!” (l’imminente rassegna
dedicata al settore programmata a Roma dal 16 al 18 ottobre prossimi) , a “Arduino:
un successo italiano” (il kit laboratoriale made in Italy) e a “La filogenesi
del makerspace e la tappa del manuale pratico” (dedicato alla guida specifica per
bibliotecari proposta nella letteratura biblioteconomica da Rowman &
Littlefield).
Le nostre biblioteche, oltre che luoghi di
accesso pubblico e comunitario alla conoscenza, possono divenire anche luoghi dove
imparare insieme a “saper fare”?
Vico Equense, mercoledì 7 ottobre 2015
Sergio Sbragia
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