L’altro
ieri, venerdì 14 novembre, si è svolto uno sciopero generale proclamato dall’organizzazione
sindacale COBAS e nello stesso giorno si sono tenute un po’ in tutt’Italia una
serie di manifestazioni di lavoratori e studenti per affermare il diritto al
lavoro.
Non
sono un sostenitore dei COBAS, ma sono convinto che quanti manifestano
pacificamente per affermare i proprî diritti o segnalare condizioni di disagio
e di sofferenza sociale abbiano diritto alla dovuta attenzione da parte dei
pubblici poteri e della pubblica opinione.
Invece
l’altro ieri abbiamo tutti potuto verificare, dalle notizie degli organi di
stampa, come in numerose città, solo pochi giorni dopo il violento attacco ai
lavoratori delle acciaierie di Terni, sono di nuovo spuntati i manganelli per
colpire inermi cittadini colpevoli solo di manifestare a difesa dei proprî diritti.
Il Presidente
del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, più volte nelle sue dichiarazioni ha tenuto
a porre in evidenza la propria disponibilità all’ascolto di quanti manifestano,
ma di voler comunque perseguire i programmi di governo. Pur non condividendo quest’orientamento
che comunque esclude in partenza e in forma preconcetta alcuno sviluppo
positivo da un confronto con i manifestanti, sarebbe stato lecito attendersi da
parte del Governo, del Presidente Renzi, o, almeno, di qualcuno dei Ministri, l’espressione
di una disponibilità a incontrare e a confrontarsi con rappresentanze dei
manifestanti. Invece, al di là, di qualche dichiarazione ispirata all’insofferenza,
alla derisione e all’insulto, nessun incontro si è svolto, anzi sono tornati in
campo i manganelli della polizia per usare indebita violenza nei confronti di
cittadini inermi, nel disprezzo più evidente di fondamentali principî
costituzionali.
Mentre
si manifesta una grande disponibilità e condiscendenza all’ascolto e all’accettazione
di pressioni, contenuti e privilegî imposti
da ristrette “lobbies” di circoli
della pirateria finanziaria e della pseudo-imprenditoria priva di cultura d’impresa,
non ci si fa scrupolo a scatenare le forze di polizia a difesa di disegni
apertamente autoritarî e arbitrarî.
Devo
segnalare il mio aperto dissenso con questo inqualificabile comportamento del
Governo e, in particolare del Ministro degli Interni (a part time), Angelino Alfano, che non sa andare oltre lo scontato e
non veritiero schema di usare in forma violenta e impropria le forze dell’ordine
per individuare, in quanti osano manifestare, il capro espiatorio mediatico per
rimediare in qualche modo alle politiche economiche fallimentari dei governi
degli ultimi vent’anni.
Penso
che il Sig. Angelino Alfano debba valutare con estrema serietà l’eventualità di
dimettersi da un incarico, quello di Ministro degli Interni, rispetto al quale
si è ripetutamente mostrato non all’altezza e del tutto incapace di avviare una
politica non-violenta di gestione dell’ordine pubblico.
Ritengo,
infine, che sia necessario “cambiare verso” in senso autentico, ponendo il
lavoro per tutti al primo posto dell’agenda politica e mettendo definitivamente
in soffitta la violenza nella gestione dell’ordine pubblico.
In
ogni caso è giusto evidenziare che i cittadini, quelli che pensano con la
propria testa, i lavoratori, i giovani che cercano lavoro, gli imprenditori
autentici (quelli che quotidianamente si rimboccano le maniche nelle proprie
aziende e non chiedono assistenzialismo a spese dei contribuenti), cioè l’Italia
del lavoro e della produzione, sono al fianco di quanti scendono in piazza per
richiamare i pubblici poteri ad assolvere al proprio dovere di promuovere il
valore del lavoro, primo principio della Costituzione italiana.
Vico
Equense, domenica 16 novembre 2014
Sergio
Sbragia
Nessun commento:
Posta un commento