domenica 16 novembre 2014

A chi chiede lavoro si risponde con i manganelli!



L’altro ieri, venerdì 14 novembre, si è svolto uno sciopero generale proclamato dall’organizzazione sindacale COBAS e nello stesso giorno si sono tenute un po’ in tutt’Italia una serie di manifestazioni di lavoratori e studenti per affermare il diritto al lavoro.
Non sono un sostenitore dei COBAS, ma sono convinto che quanti manifestano pacificamente per affermare i proprî diritti o segnalare condizioni di disagio e di sofferenza sociale abbiano diritto alla dovuta attenzione da parte dei pubblici poteri e della pubblica opinione.
Invece l’altro ieri abbiamo tutti potuto verificare, dalle notizie degli organi di stampa, come in numerose città, solo pochi giorni dopo il violento attacco ai lavoratori delle acciaierie di Terni, sono di nuovo spuntati i manganelli per colpire inermi cittadini colpevoli solo di manifestare a difesa dei proprî diritti.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, più volte nelle sue dichiarazioni ha tenuto a porre in evidenza la propria disponibilità all’ascolto di quanti manifestano, ma di voler comunque perseguire i programmi di governo. Pur non condividendo quest’orientamento che comunque esclude in partenza e in forma preconcetta alcuno sviluppo positivo da un confronto con i manifestanti, sarebbe stato lecito attendersi da parte del Governo, del Presidente Renzi, o, almeno, di qualcuno dei Ministri, l’espressione di una disponibilità a incontrare e a confrontarsi con rappresentanze dei manifestanti. Invece, al di là, di qualche dichiarazione ispirata all’insofferenza, alla derisione e all’insulto, nessun incontro si è svolto, anzi sono tornati in campo i manganelli della polizia per usare indebita violenza nei confronti di cittadini inermi, nel disprezzo più evidente di fondamentali principî costituzionali.
Mentre si manifesta una grande disponibilità e condiscendenza all’ascolto e all’accettazione di pressioni,  contenuti e privilegî imposti da ristrette “lobbies” di circoli della pirateria finanziaria e della pseudo-imprenditoria priva di cultura d’impresa, non ci si fa scrupolo a scatenare le forze di polizia a difesa di disegni apertamente autoritarî e arbitrarî.
Devo segnalare il mio aperto dissenso con questo inqualificabile comportamento del Governo e, in particolare del Ministro degli Interni (a part time), Angelino Alfano, che non sa andare oltre lo scontato e non veritiero schema di usare in forma violenta e impropria le forze dell’ordine per individuare, in quanti osano manifestare, il capro espiatorio mediatico per rimediare in qualche modo alle politiche economiche fallimentari dei governi degli ultimi vent’anni.
Penso che il Sig. Angelino Alfano debba valutare con estrema serietà l’eventualità di dimettersi da un incarico, quello di Ministro degli Interni, rispetto al quale si è ripetutamente mostrato non all’altezza e del tutto incapace di avviare una politica non-violenta di gestione dell’ordine pubblico.
Ritengo, infine, che sia necessario “cambiare verso” in senso autentico, ponendo il lavoro per tutti al primo posto dell’agenda politica e mettendo definitivamente in soffitta la violenza nella gestione dell’ordine pubblico.
In ogni caso è giusto evidenziare che i cittadini, quelli che pensano con la propria testa, i lavoratori, i giovani che cercano lavoro, gli imprenditori autentici (quelli che quotidianamente si rimboccano le maniche nelle proprie aziende e non chiedono assistenzialismo a spese dei contribuenti), cioè l’Italia del lavoro e della produzione, sono al fianco di quanti scendono in piazza per richiamare i pubblici poteri ad assolvere al proprio dovere di promuovere il valore del lavoro, primo principio della Costituzione italiana.

Vico Equense, domenica 16 novembre 2014
Sergio Sbragia

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