domenica 2 novembre 2014

Benedetto nei secoli il Signore! Una riflessione liturgica




Nella celebrazione della Messa, all’inizio della liturgia eucaristica (offertorio) è diffuso l’uso di prevedere il canto di un inno, spesso anche molto bello e significativo. Il risultato è tuttavia che attraverso il canto, passa di fatto in subordine, relegata a una recitazione del solo celebrante la proclamazione della preghiera di presentazione delle offerte:

«Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo:
dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane,
frutto della terra e del lavoro dell'uomo;
lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.
Benedetto nei secoli il Signore.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo:
dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino,
frutto della terra, e del lavoro dell'uomo;
lo presentiamo a te, perché diventi per noi bevanda di salvezza.
Benedetto nei secoli il Signore».

È questo un testo di profondissimo significato, che traccia una relazione profonda tra la celebrazione eucaristica e la vita concreta e il lavoro delle persone e della comunità umana. La messa domenicale non è un evento staccato dalle condizioni quotidiane di vita, ma è un evento che entra e interroga ciascuno di noi nella nostra concretezza esistenziale.
Oggi parliamo molto di “nuova evangelizzazione” e di certo è giusto ricordare come l’annuncio del Regno dei cieli irrompe nella vita quotidiana delle persone, nelle loro ordinarie attività di lavoro, basti ricordare l’episodio della chiamata dei primi apostoli (Mt. 4,18-22).

«Mentre camminava lungo il mare di Galilèa, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebèdeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebèdeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi sùbito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono» (Mt. 4,18-22).

Gesù, all’inizio della propria predicazione, richiamando alla conversione e annunciando la vicinanza del Regno di Dio, irrompe presso le barche di alcuni uomini (che noi poi riconosceremo come quattro degli apostoli) che erano impegnati a rassettare le reti, li chiama e li invita a seguirlo. Ed essi, lasciato tutto lo seguirono. L’annuncio di Gesù fa irruzione nella quotidiana vita di questi uomini (le barche e le reti). E così, analogamente, la celebrazione dell’eucarestia dev’interrogare la nostra concreta vita di lavoro, nella quale siamo chiamati a lasciare tutto per seguirlo. Questo aspetto riveste oggi un significato notevole, visto il rischio che quotidianamente corriamo di creare una cesura tra la vita di ogni giorno e la nostra partecipazione alle celebrazioni liturgiche.
Per questa ragione penso sarebbe giusto lasciare ai fedeli partecipanti alla celebrazione eucaristica la possibilità di poter formulare la duplice benedizione del Signore, così come prevista dal Rito della Messa senza che questa venga dal canto di inni.
La soluzione potrebbe essere quella di far seguìre al canto degli inni, comunque la formulazione del testo della preghiera sulle offerte.  

Vico Equense, domenica 2 novembre 2014
Sergio Sbragia

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