È a
tutti nota la vicenda tramandataci dal genio di Alessandro Manzoni ne “I Promessi sposi”, al cap. 3°, dei
capponi portati e riportati, legati assieme a testa in giù, dall’abitazione del
Dott. Azzeccagarbuglî. La descrizione del Manzoni è davvero coinvolgente:
«Lascio pensare al lettore, come dovessero stare
in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo
all'in giù, nella mano di un uomo [Renzo] il quale, agitato da tante passioni,
accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. (…)
e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; "le quali
intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo
sovente tra compagni di sventura"».
Questa
reminiscenza manzoniana mi è tornata in mente nell’apprendere le preoccupanti
notizie provenienti in questi giorni da Tor Sapienza, rione periferico di Roma.
Cittadini di tale zona della capitale hanno posto in evidenza con forza una
condizione di serio disagio e sofferenza determinatesi nel quartiere a causa, a
loro giudizio, di comportamenti di natura delinquenziale posti in atto
ripetutamente almeno da una parte delle persone alloggiate nel Centro di
accoglienza per extra-comunitarî presente nella borgata.
Di
certo una serie di comportamenti non corretti sono effettivamente da imputare
almeno ad alcune delle persone ospitate nel Centro di accoglienza. Allo stesso
tempo sono anche convinto che le gravissime condizioni di degrado e di disagio
sociale determinatesi nel quartiere non possono essere nella loro totalità
ricondotte alle azioni di poche decine di extra-comunitarî senz’arte né parte.
Di certo tali condizioni hanno cause ben più profonde, rispetto alle quali gli
extra-comunitarî possono fungere da utile capro espiatorio a buon mercato.
È un
meccanismo mentale che può scattare con estrema facilità, spesso incentivato da
agenti esterni non disinteressati, rispetto al quale occorre saper mantenere
lucidità di analisi e di giudizio.
In
effetti, mi càpita di vivere una situazione che presenta notevoli analogie con
la vicenda di Tor Sapienza. Sono un lavoratore pendolare e faccio
quotidianamente oltre quattro ore di viaggio sui trasporti pubblici in aggiunta
al mio ordinario turno di lavoro. Da un paio d’anni mi trovo costretto a vivere
questa mia condizione facendo i conti con la situazione di grave decadimento dei
trasporti pubblici determinatasi in Campania. Ebbene in tante occasioni, di
soppressione di corse e sovraffollamento ai limiti se non oltre la
sopportabilità fisica, scattano spesso e volentieri, in presenza di viaggiatori extra-comunitarî,
affermazioni risentite del tipo: “Ma perché fanno salire sul treno anche questi”;
“Non c’è spazio per noi, ma fanno venire anche questi”; “Chissà se hanno il
biglietto…”, e così via.
Nella
concitazione del momento, la stanchezza del lavoro, la presenza di qualche
immigrato con un carrello più ingombrante del normale e altro, facilmente può
dare la stura all’espressione di risentimenti che, anziché essere indirizzati
ai responsabili del degrado dei pubblici trasporti, si disperde nel colpire
qualcuno più debole di noi. E i potenti godono e speculano.
Qualcosa
del genere sono convito accade anche a Tor Sapienza. Di certo un certo numero
di episodî gravi saranno da ascrivere agli immigrati, ma questi di certo non
possono essere i responsabili del degrado delle zone periferiche delle nostre
città, che vengono da un ventennio di politica sociale e urbanistica
berlusconiano-leghista dei centri-salotto e delle periferie abbandonate.
E
che dire poi degli avvoltoi politici che immediatamente si sono piombati sul
fatto, per raccogliere un po’ di consenso e popolarità a buon mercato. L’altro
ieri è stato il caso del Sig. Borghezio (leghista) che si è precipitato a Roma,
proponendosi come nuovo candidato per le prossime scadenze elettorali per poter
rappresentare vecchie, ma sempre possibili, istanze d’intolleranza sociale.
Ieri è stato invece il turno dell’ex sindaco Alemanno, che si è posto alla
testa di una manifestazione di protesta dei cittadini del quartiere. Una
manifestazione la cui spontaneità si sembra alquanto posta in dubbio dalla
televisiva esibizione quantitativamente sproporzionata di bandiere e
chilometrici striscioni tricolori (Nemmeno a una partita della Nazionale se ne
vedono tanti). E poi, quanto a degrado delle periferie della capitale, il Sig.
Alemanno è proprio certo di non aver nulla da rimproverarsi?
Infine
voglio concludere spezzando una lancia favore dell’attuale sindaco di Roma,
Ignazio Marino. A differenza di quanto fatto dal Presidente Renzi e dai
Ministri che, di fronte ai lavoratori in lotta si sono guardati bene da incontrarli
e confrontarsi con loro, Marino ha scelto d’incontrare i cittadini di Tor
Sapienza, di ascoltare le loro ragioni e di assumere qualche impegno. Si è anche
beccato una certa razione d’insulti. Il suo è tuttavia un comportamento che
segna una differenza. I problemi posti dai cittadini vanno ascoltati e con essi
vanno approfonditi, nel rispetto dei diritti di tutti, senza la scorciatoia
autoritaria del manganello. Naturalmente il mio apprezzamento è comunque anche
il segno di una vigile attenzione, perché all’ascolto segua un’azione
conseguente.
In
questo momento di grave crisi è essenziale che noi cittadini siamo vigilanti e
attenti a non farci coinvolgere in manovre strumentali, del tipo, sempre per
stare in tema di reminiscenze manzoniane, del «Dagli all’untore!».
Grazie
Alessandro.
Vico Equense, domenica 16 novembre 2014
Sergio Sbragia
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