«Invocheranno
il Nome dell’Eterno concordemente uniti : Prospettive sul re-incontro tra Ebrei
e Cristiani»
Salerno, 24-26
novembre 2014
Convegno promosso
dalla Conferenza episcopale italiana, Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso.
Ho avuto il privilegio
di poter partecipare a questo convegno nei giorni scorsi a Salerno e ne sono
davvero felice perché l’evento si è rivelato come una vera ‘e proprie
opportunità di crescita e di maturazione spirituale e culturale.
Lungi dal configurarsi
come una mera passerella di relatori, l’incontro è stato un vero e approfondito
momento di lavoro e di ricerca portata avanti in un clima di autentica e
coinvolgente fraternità.
Nei varî contributi è
stato posto in luce come solo 60-70 anni fa sarebbe stato impensabile ritenere
possibili incontri come quello salernitano, che ha visto fianco a fianco
pastori cattolici e rabbini ebrei in dialogo.
Dopo circa due
millennî di reciproca contrapposizione, di una tragica sequenza di violenze,
discriminazioni, proscrizioni, che hanno purtroppo contribuito a conferire
larga diffusione al sentimento antisemita, sino a dar luogo nel 20° secolo all’inaudito
frutto della Shoah, sempre nel 20°
secolo le due tradizioni religiose sono tornate a parlarsi.
È stato più volte ricordato
il ruolo decisivo avuto tra l’intellettuale ebreo Jules Isaac e papa Giovanni
23° e come tale incontro abbia favorito la scelta poi operata dal pontefice di disporre
che, nella preghiera prevista nella liturgia del venerdì santo, venisse
soppresso l’aggettivo “perfidi” che, sino ad allora, era associato ai “giudèi”,
ai quali nella stessa preghiera si faceva riferimento.
Non solo, a quell’evento
è comunemente fatta risalire l’avvio della riflessione ecclesiale che,
successivamente, è sfociata nell’approvazione della Dichiarazione conciliare Nostra aetate, dedicata alle relazioni
tra la chiesa cattolica e le altre confessioni religiose. Questo documento
costituisce in realtà una vera ‘e propria svolta storica, che ha portato a
riconoscere i seguenti aspetti:
a) la sussistenza di un vincolo particolare tra la chiesa e il popolo
ebraico;
b) il discernimento di come gli ebrei siano amati da Dio in grazia dei
Padri;
c) l’espressione di una viva speranza di una riunificazione
escatologica di tutti i popoli;
d) la dichiarazione dell’impegno a imparare e a conoscere e apprezzare
il patrimonio comune;
e) la chiarificazione del problema della responsabilità per la morte di
Gesù, con l’esclusione che essa possa essere attribuita a tutti gli ebrei dell’epoca
di Gesù, né, a maggior ragione, agli ebrei delle epoche successive;
f) la formulazione di
una chiara condanna dell’antisemitismo.
Da allora, nelle
relazioni tra cristianesimo ed ebraismo, tutto è cambiato. In questo quadro
sono stati così ricordati:
- i successivi
documenti del magistero ecclesiale, che hanno seguìto e approfondito il
sentiero inaugurato da Nostra aetate;
- i significativi gesti
compiuti da Giovanni Paolo 2° nel corso del suo pontificato;
- gli originali contributi
di pensiero di autorevoli personalità ebraiche che hanno riconosciuto il ruolo
svolto dal cristianesimo nel diffondere in tutto il mondo la fede nel Dio
creatore d’Israele;
- la grande esperienza
di dialogo e di amicizia reciproca realizzata da personalità quali il card.
Carlo Maria Martini e il rabbino Giuseppe Laras.
Le relazioni presentate
al convegno si sono rivelate di grande spessore culturale, spirituale e
teologico e hanno richiesto ai partecipanti un grande sforzo di attenzione e
riflessione.
Ho trovato
particolarmente stimolanti le riflessioni espresse da più oratori circa il
superamento della cosiddetta teologia
della sostituzione, abitualmente espressa nell’affermazione “la chiesa è il
nuovo Israele”, grazie a una rivalutazione della piena ebraicità di Gesù e
degli apostoli, a una più piena comprensione dei cc. 9-11 della Lettera ai Romani, dove Paolo pone con
chiarezza in evidenza che Dio non ha rinnegato l’alleanza con Israele, alla
delineazione di una comprensione unitaria dell’alleanza, che determini il superamento
della dicotomia tra antica e nuova alleanza.
Sono davvero grato all’Ufficio
Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso per il dono di questa
iniziativa e, in particolare, a don Cristiano Bettega che con perizia, impegno
e simpatia ne ha coordinato lo svolgimento.
Filmati di sintesi dei
lavori sono disponibili sul sito:
Vico Equense, venerdì 28 novembre 2014
Sergio Sbragia
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