venerdì 28 novembre 2014

Invocheranno il Nome dell’Eterno concordemente uniti : Prospettive sul re-incontro tra Ebrei e Cristiani



«Invocheranno il Nome dell’Eterno concordemente uniti : Prospettive sul re-incontro tra Ebrei e Cristiani»
Salerno, 24-26 novembre 2014

Convegno promosso dalla Conferenza episcopale italiana, Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.



Ho avuto il privilegio di poter partecipare a questo convegno nei giorni scorsi a Salerno e ne sono davvero felice perché l’evento si è rivelato come una vera ‘e proprie opportunità di crescita e di maturazione spirituale e culturale.
Lungi dal configurarsi come una mera passerella di relatori, l’incontro è stato un vero e approfondito momento di lavoro e di ricerca portata avanti in un clima di autentica e coinvolgente fraternità.
Nei varî contributi è stato posto in luce come solo 60-70 anni fa sarebbe stato impensabile ritenere possibili incontri come quello salernitano, che ha visto fianco a fianco pastori cattolici e rabbini ebrei in dialogo.
Dopo circa due millennî di reciproca contrapposizione, di una tragica sequenza di violenze, discriminazioni, proscrizioni, che hanno purtroppo contribuito a conferire larga diffusione al sentimento antisemita, sino a dar luogo nel 20° secolo all’inaudito frutto della Shoah, sempre nel 20° secolo le due tradizioni religiose sono tornate a parlarsi.
È stato più volte ricordato il ruolo decisivo avuto tra l’intellettuale ebreo Jules Isaac e papa Giovanni 23° e come tale incontro abbia favorito la scelta poi operata dal pontefice di disporre che, nella preghiera prevista nella liturgia del venerdì santo, venisse soppresso l’aggettivo “perfidi” che, sino ad allora, era associato ai “giudèi”, ai quali nella stessa preghiera si faceva riferimento.
Non solo, a quell’evento è comunemente fatta risalire l’avvio della riflessione ecclesiale che, successivamente, è sfociata nell’approvazione della Dichiarazione conciliare Nostra aetate, dedicata alle relazioni tra la chiesa cattolica e le altre confessioni religiose. Questo documento costituisce in realtà una vera ‘e propria svolta storica, che ha portato a riconoscere i seguenti aspetti:
a) la sussistenza di un vincolo particolare tra la chiesa e il popolo ebraico;
b) il discernimento di come gli ebrei siano amati da Dio in grazia dei Padri;
c) l’espressione di una viva speranza di una riunificazione escatologica di tutti i popoli;
d) la dichiarazione dell’impegno a imparare e a conoscere e apprezzare il patrimonio comune;
e) la chiarificazione del problema della responsabilità per la morte di Gesù, con l’esclusione che essa possa essere attribuita a tutti gli ebrei dell’epoca di Gesù, né, a maggior ragione, agli ebrei delle epoche successive;
f) la formulazione di una chiara condanna dell’antisemitismo.
Da allora, nelle relazioni tra cristianesimo ed ebraismo, tutto è cambiato. In questo quadro sono stati così ricordati:
- i successivi documenti del magistero ecclesiale, che hanno seguìto e approfondito il sentiero inaugurato da Nostra aetate;
- i significativi gesti compiuti da Giovanni Paolo 2° nel corso del suo pontificato;
- gli originali contributi di pensiero di autorevoli personalità ebraiche che hanno riconosciuto il ruolo svolto dal cristianesimo nel diffondere in tutto il mondo la fede nel Dio creatore d’Israele;
- la grande esperienza di dialogo e di amicizia reciproca realizzata da personalità quali il card. Carlo Maria Martini e il rabbino Giuseppe Laras.
Le relazioni presentate al convegno si sono rivelate di grande spessore culturale, spirituale e teologico e hanno richiesto ai partecipanti un grande sforzo di attenzione e riflessione.
Ho trovato particolarmente stimolanti le riflessioni espresse da più oratori circa il superamento della cosiddetta teologia della sostituzione, abitualmente espressa nell’affermazione “la chiesa è il nuovo Israele”, grazie a una rivalutazione della piena ebraicità di Gesù e degli apostoli, a una più piena comprensione dei cc. 9-11 della Lettera ai Romani, dove Paolo pone con chiarezza in evidenza che Dio non ha rinnegato l’alleanza con Israele, alla delineazione di una comprensione unitaria dell’alleanza, che determini il superamento della dicotomia tra antica e nuova alleanza.
Sono davvero grato all’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso per il dono di questa iniziativa e, in particolare, a don Cristiano Bettega che con perizia, impegno e simpatia ne ha coordinato lo svolgimento.



Filmati di sintesi dei lavori sono disponibili sul sito:

Vico Equense, venerdì 28 novembre 2014

Sergio Sbragia

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